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![]() di Antonio Ciaschi Il libro in recensione nasce a seguito di un confronto tra studiosi di varie discipline organizzato lo scorso 6 dicembre 2018 in occasione dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. In questi ultimi decenni le politiche di valorizzazione di queste preziose testimonianze del passato sono state centrali nelle politiche di sviluppo dell’Unione Europea con un duplice fine: da una parte si è incoraggiata l’affermazione di una identità rispettosa delle singole diversità culturali che compongono il mosaico geopolitico continentale e dall’altra si sono potuti innescare virtuosi processi di sviluppo territoriale, come ad esempio il turismo culturale. ![]()
![]() di Maria Venuso «Il Seicento non s’identifica con nessuna grande forma culturale, neppure con il Barocco, come spesso si fa. Esso è piuttosto un assai complesso periodo d’intensa gestazione civile o, come oggi si amerebbe dire, “un laboratorio”, in cui i frammenti di una forma epocale trascorsa, il Rinascimento, vengono agitati in un potente frullatore sperimentale, per essere restituiti composti in nuova forma, la civiltà dei “lumi”, all’ormai matura razionalità critica e ai nuovi travagli che fatalmente le toccano». Questo l’incipit della Prefazione di Aldo Masullo alla Storia della musica e dello spettacolo a Napoli. Il Seicento; al grande filosofo è toccato – per usare ancora una volta le sue parole – il «privilegio di salutare per primo» questi due imponenti tomi, poco prima che salutasse egli stesso, per sempre, la comunità scientifica tutta, impreziosendo ancor più questa ricchissima pubblicazione a cura di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione (Turchini Edizioni 2020) [1]. ![]()
![]() di Francesco Lofano Lo studio del collezionismo nella Roma del XVII secolo è, com’è noto, campo di articolate e vaste ricognizioni storiografiche. Eppure, curiosamente, tre figure significative per la formazione e la stessa genesi del fenomeno collezionistico sono rimaste sullo sfondo: il riferimento va al maggiordomo, al “maestro di casa”, al “guardaroba”. Chi sono costoro? ![]()
![]() di Nadia Verdile «Un viaggio lungo settant’anni» lo definisce Patrizia Bove, autrice di Un posto per andar via, per la Iod edizioni, racchiudendo un tempo e un progetto in un desiderio di memoria e di futuro. Sì, e non è un ossimoro, non c’è memoria se non si è nel futuro che l’ha generata, non c’è futuro non si ha memoria del dove, del quando, del chi siamo stati. Settant’anni di vite e vita, tre quarti di secolo per mettere insieme frammenti di esistenza che solo quando diventano nero su bianco possono trasformarsi in storia. Patrizia Bove ha la penna felice, un dono che ha saputo coltivare e che ha trasformato in un’occasione per poter restituire ai suoi ricordi e a quelli di una collettività l’espressione dell’eternità. di Camilla Barberini
La strategia complessiva, per governare un territorio come quello dell’Italia meridionale, dovrebbe essere globalmente orientata a perseguire innovazione, originalità, ricerca scientifica e tecnologica: queste sono le leve dello sviluppo economico, sociale e culturale. Ciò vale soprattutto per le aree interne del Mezzogiorno, un tempo definite di «osso» a causa della loro forte marginalità economica. È quanto emerge da questo volume che costituisce un punto di arrivo, ma ancor più un nuovo punto di partenza, di un lungo e articolato percorso di ricerche, sperimentazioni, dibattiti e innumerevoli occasioni di confronto scientifico avviato da Futuridea, associazione per l’innovazione utile e sostenibile, nata a Benevento nel maggio 2008, con la precisa finalità di promuovere ed attuare una strategia di sviluppo eco-sostenibile. di Lucrezia Delli Veneri
Il volume è frutto di una visione multidisciplinare cui hanno contribuito storici, geografi, sociologi, demografi, giuristi, economisti, agronomi, forestali e architetti, che costituiscono il nucleo di studiosi del Centro ArIA (Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini) istituito presso l’Università del Molise e inaugurato a Campobasso, il 22 aprile 2016, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. di Lucrezia Delli Veneri
In un momento storico in cui i beni culturali sembrano essere appannaggio esclusivo di esperti di diritto, economia, marketing, l’attenzione rigorosamente e storicamente strutturata di Andrea Ragusa, storico dell’età contemporanea, al patrimonio culturale ed ambientale italiano, solleva un problema di cui mi sento di condividere l’assoluta gravità: la presenza cioè di un largo stuolo di umanisti (storici dell’arte, dell’economia, del sociale, ma anche archeologi, musicologi, ecc) rimasti tagliati fuori o – peggio – totalmente disinteressatisi a un contesto che, invece, dovrebbe loro forse appartenere di diritto. di Verdiana Perrotta
Tomaso Montanari, storico dell’arte e docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università Federico II di Napoli, è da sempre impegnato nella riappropriazione del sapere critico della storia dell’arte, irretita ormai da diversi anni nell’industria dell’intrattenimento culturale e vittima e strumento dei media e della politica. In sole 150 pagine affronta uno dei dibattiti contemporanei più accesi sul bene comune, rispondendo alle domande più frequenti e preoccupandosi, ancor prima d’intervenire con il proprio personale parere, d’informare il pubblico sul perché della sua presa di posizione. |
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Gennaio 2021
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