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Territorio poetico. La prima libreria italiana di sola poesia, unica in Italia e in Europa

30/1/2023

 
ilgiornaledikinetès_n8_2023_pagano.pdf
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di Antonella Pagano
 
 
Sembra che il pianeta sia davvero diventato insofferente alla nostra presenza, non ci sopporta più e lo dichiara eloquentemente, con la sua lingua inequivocabile, tagliente e pericolosa per gli umani. È così che ho preso a chiedermi: c’è un luogo, un posto, dove incontrare fisicamente i versi, la poesia? Un posto che sappia di oasi, che sia pace e sussulto, che sia serenità tanto quanto rivoluzione?
Accade così che m’imbatto in qualcosa davvero di molto speciale; lì per lì finanche incredibile, da verificare…con tutte le fake news che affollano il cielo! Una donna che intorno ai 33 anni, nel quartiere San Pasquale di Bari, fonda la prima libreria in Italia, unica in Europa, di libri esclusivamente di poesia… è incredibile!
E invece, al n. 16 di via dei Mille a Bari fiorisce Millelibri.

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Accipicchia, la poesia non vende! Come pensare di sopravvivere?
Sorvolo su questo pensiero e mi dico: ecco come reagire al tossire stizzoso della terra! Invertire o sovvertire i canoni dominanti di una pericolosissima cultura centrata sul denaro non quale valore, che pure ne ha, del pensiero unico e del materialismo oramai con esponente ciclopico. Riconsegnare ai territori anche la poesia scritta, che di poesia ne sono indiscutibilmente tessuti, ma che la generale ubriacatura e incuria li ha miserabilmente prosciugati.
Dunque, debbo constatare che l’Italia ha un luogo che semina e offre poesia facendosi finanche modello nel più vasto territorio europeo. Non ci posso credere e di fatto, letto che l’ho sul quotidiano, mi precipito a Bari e vado a guardare in faccia la giovane donna che scopro essere anche una giovane madre. Quando spalanco la porta ho il primo colpo a quel mio cuore sensibile alla carta stampata, al libro, allo scrigno di parole che ancora mi cattura, che cattura tutta me, il pensiero, il tatto, l’occhio. Il suo innamoramento, sbocciato fin da bambina leggendo John Keats, l’ha motivata fino al punto di dedicare un luogo interamente alla poesia e agli amanti della parola poetica, e l’innamoramento è stato tale da perdurare e da farle finanche decidere di fondare una libreria tutta dedicata al genere meno economicamente significante… si può parlare di coraggio? Arditezza, temerarietà, fede smisurata nella parola dei poeti mentre un oscurantismo bieco e greve dilaga e divampa? Che un gran fracasso mercenario agita il vento che soffia in tutte le direzioni, alimenta il malessere del pianeta e quindi del genere umano sempre più lontano dal proprio carattere, dalla propria essenza?

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Entro e mi ritrovo dinanzi una ragazza, una giovane donna dal viso pulito, sereno come il nome che porta, e poi libri e libri dappertutto, ma ben ordinati, scaffali, tavolini, etagere… insomma una festa, un tripudio dentro il quale mi sento a casa, nella migliore delle case. Parte dello studio-biblioteca del nonno fa casa, ma fa anche recupero, importante sensibile gesto simbolico/ecologico. Vieppiù per lei che fa finanche recupero di poesia!
Serena Di Lecce, ecco come si chiama la giovane donna.
Ci ritroviamo molto presto su quella lunghezza d’onda energetica che non fa solo casa, fa sorellanza d’anime e fraternità di pensiero. Sono più che a casa, sono nel posto giusto!
Non sarebbe sbagliato, se fosse possibile, che ci fossero delle stanze nello stesso stabile per poter dimorare un po’ di giorni di tanto in tanto, scendere e trascorrere del tempo dentro quel tempio di benessere letterario ad alta densità poetica. Una vera e propria spa, in tal caso non salus per aquam bensi’ salus per poetica. Tanti gli editori, ma anche progetti più recenti come: Interno Poesia (dall’omonimo blog) e Legend insieme ai classici di Neruda e Pessoa pubblicati da Passigli, ad altri di Feltrinelli, BUR con Cappello, Lieto Colle, Einaudi, Adelphi fino a preziosi libri che fanno sposare la fotografia con la poesia -veri e propri libri d’Arte- come le opere di Jean Flaminien per Book. Tanta qualità da leccarsi le mani.
La libreria del nonno…dice: È lì che sono stata iniziata alla lettura, volevo che proprio quella libreria mi aiutasse a far casa, non pensavo solo a un negozio nè avevo grandi somme da investire. E poi, sa, continua, la poesia è passione diffusa anche fra gente insospettabile: industriali, politici… certo va fatta una distinzione tra buona poesia e poesia naif. Come tratto comune, la poesia mantiene la capacità di condensare e andare dritta al punto; per forza di cose deve essere sintetica, fare una selezione e scatenare un incantesimo... continuare a raccontare cose universali che sono base della tua vita come della mia, nel Duecento come oggi.
Serena parla mentre in testa vado ripetendomi… far scatenare un incantesimo! Serena scrive poesia, ma solo per sé e pubblicherà solo quando l’urgenza mi spingerà. Voglio far passare da qui grandi autori ma non voglio assolutamente selezionare il pubblico, creando un circolo di colti e letterati. Voglio parlare con tutti e fare della poesia un punto d’incontro fra persone. Dico a me stessa: in questo luogo scoprirò meglio chi sono! Sono arrivata a lei passando per la litoranea, nella mia Bari dove ho studiato Medicina e Lettere e dove ho incontrato il mio primo amore, poi marito passato ad altri lidi amorosi. Ho deciso di viaggiare lungo il mare per godere di quell’azzurro che insieme al cielo dilegua l’orizzonte lasciandomi annegare, volare e sorprendere dentro un infinito che si perde nell’infinito ancora più infinito. Il frastuono barese, il suo dialetto, la mia infanzia, il lungomare dei ricci e dei polipetti appena pescati, mio padre, mia madre, il grido d’invito dei pescatori a mangiarne lì, proprio sul ciglio del mare, e il grido dei gabbiani.
Poesia e musica purissima del territorio tra cielo e mare tutto calato nell’azzurrità.
Trovo la via, parcheggio e dopo tutto un intarsio di ricordi ed emozioni approdo nel gioiello assoluto per unicità, per com’è decorata, per come si pone la stessa Serena che ha disseminato libri come gioielli dappertutto. E comincio a perdermi, mi perdo tra libricini micro, quelli che mi strabiliano e mi danno i brividi, mi perdo nell’alluvione dei miei esclamativi di meraviglia per le rarissime, ricercatissime opere… le mitiche edizioni All’insegna del Pesce d’Oro e i libricini curati da Vanni Scheiwiller…e i libri autografi, e i libri con dediche.
Poesia e altri mondi, l’ha chiamata anche così la sua libreria; territori e territori nei quali perdersi per ritrovarsi… magari migliori di quando si è entrati! È una vita che vado cantando che sia pioggiaaaa di poesia! Piova poesiaaaaa! Ho finanche immaginato che le Frecce Tricolore la lasciassero cadere su Roma e su tutta Italia.
Il mondo muore lentamente ma inesorabilmente senza la poesia… la poesia dei territori fisici e dell’anima che da sempre alacremente coltivo! Ce ne vuole ancora di più…ancora di più…invece del rovinoso diluviare di parole e di insulsa comunicazione… sia diluvio poeticoooo!
Mi piace Serena, mi piace anche quando dichiara che Bari non è da meno di Milano e di Roma… che il Sud ha bisogno di poesia, la gente per diventare migliore ha bisogno di poesia…io sono del Sud, nata appena a qualche chilometro da Bari e vissuta in quella Matera dei millenni in corsa verso la civiltà, da vent’anni vivo a Roma ma perennemente in viaggio dal nord al sud per scoprire che ci sono tante persone che s’incontrano attorno alla poesia, allo stesso modo in cui quando ero piccina ci si disponeva attorno al braciere, e v’è tanta gente ancora che ha urgenza di ascoltarla. La sua è una passione che ha allevato, sì, dico allevato, come una figlia, e lo si misura… beh misurare è un eufemismo…allorché cita realtà editoriali che perseverano sul valore, insomma che hanno serenamente e decisamente rinunciato alle leggi del mercato. Marcos y Marcos, Valigie Rosse che pubblica anche i vincitori del Premio Ciampi Poesia, Donzelli col ricchissimo catalogo, Transeuropa, Book Editore, Pietre Vive pugliese come Poiesis e Fallone, le Edizioni del Foglio Clandestino, La Vita Felice, le antologie di Stilo.
È aver rinunciato alla gabbia commerciale che conferisce a queste case editrici l’indiscutibile livello qualitativo.
Io sono di Bari ed è qui che ho voluto creare il luogo - continua Serena -, è necessario avanzare una proposta perché si crei un pubblico. Senza un luogo e senza l’opportunità difficilmente qualcuno inciamperà autonomamente in un libro di poesia. E le statistiche, che hanno una funzione all’interno d’un certo tipo di ricerche, non dicono tutta la verità sullo stato reale delle cose. Questa giovane donna non può avere l’età anagrafica che ha, mi dico; si preoccupa dei tanti autori che dopo la prima edizione non sono stati più ristampati, si preoccupa dei tanti che hanno avuto una storia editoriale breve, quando non addirittura di una e una sola uscita, magari anche in collane importanti quali: Lo specchio di Mondadori o la bianca di Einaudi, le vecchie edizioni di Scheiwiller e di Neri Pozza.
Da queste consapevoli preoccupazioni ha preso a vivere l’idea di ospitare edizioni rare nella sua libreria, prime edizioni originali insieme all’usato di seconda mano. Serena è dentro la storia, tutta, del passato e dell’oggi, lo è con una consapevolezza direi da ottuagenaria; sostiene che l’editore resta il mediatore principale tra l’autore e il pubblico ma non discrimina l’ebook e segue le piattaforme che pubblicano libri fuori diritti in formato elettronico gratuito.
Serena è comunque fermamente convinta, come peraltro lo sono io, che persista un peculiare amore per i libri, per la carta, per l’oggetto tradizionale da sfogliare in quel rito insieme magico e sensuale, personale e universale, materiale e mistico; nè crede che le due cose siano in contraddizione, piuttosto pensa che convivano rispondendo ciascuna ad una peculiare personale anche privata esigenza.
Nella sua libreria le presentazioni di libri sono occasionali, lei ama pensare che gli avventori vogliano incontrare i libri degli altri; non è forse questa l’autentica vocazione di una libreria? Perciò predilige i reading collettivi in cui la lirica sia al centro della pratica dell’ascolto vicendevole. La poesia è lo spazio – io dico il territorio - della condivisione e questo sebbene noi tutti si viva in un mondo affollato di persone, di notizie, di media, di parole, di rumore.
Sono fermamente convinta che la poesia, la lirica, rimetta a posto ogni cosa donandoci la condivisione che per l’umana specie è sempre stata fondamentale ed è ancora salvifica.
Dico nell’ultimo tratto della mia:
Raccoglierò le lacrime di tutte le donne:
Raccoglierò le lacrime di tutti gli uomini che han smarrito il senso del genere generante genere ma il cesto colmerò di tutti i sorrisi
degli uomini e delle donne che s'incontreranno
 certo che s'incontreranno, per stringersi le mani
 ed edificare insieme la casa, la strada, il giardino
 la città a misura d'uomo e di donna
di bambina e di bambino, di nonno e di nonna
 mentre il poeta sta lì a dipingere l'arcobaleno più bello
e la pittrice scrive le parole per illustrarci l'alleanza.
Avrei ancora tanto da dire riguardo al territorio poetico, mi fermo e in questa deliziosa parte di narrazione incastono il magnifico verso della poetessa tunisina Amal Musa, allorchè, in “Amami”, scrive: mi cullo sul mio seno… alle mani germoglianti infilo i guanti della mia poesia…
Non è che mi sia resa conto adesso di quanto sia vasto il territorio della poesia, tanti come le nazioni e i continenti del pianeta, no, è tanto che so che la poesia è l’unico territorio del pianeta terra, voglio dire che il pianeta stesso è il corpo della poesia, tutto intero, sena alcun confine, nessuna discriminazione; quanto ai colori, beh sono solo quelli dei mille e mille fiori ed erbe e neve e cielo e mare da cui abbiamo copiato le nuances per fare i colori per dipingere e fare musica.


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Antonella Pagano

Appulo-lucana-romana-italiana-terrestre è sociologa con importanti esperienze professionali; poetessa dei territori fisici e dell'anima, scrive, traccia segni su calanchi, su sassi, su seta e materializza le metafore fino a farne metafore d’artista; ecco i suoi alfabeti di pane e di terra. Ecco il Florileggìo, il Trono della conoscenza, il leggìo più grande del mondo. Indaga, evoca e narra storie per far fiorire e far rigogliosi i suoi Cantieri di Bellezza. Come strumento, usa la sua voce per poesie, filastrocche, odi, laude, vite e opere di uomini-santi, di uomini e donne illuminati, di eroi antichi e moderni, di ceci sultano e altri  prodotti della terra che fanno l’economia dei territori. Coltiva vita e parola. Inno alla vita è finanche la sua calligrafia. Suoi segni si rinvengono in tutta Italia, scuole, istituzioni d’arte, castelli e complessi monumentali.


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