di Rossella Del Prete
Si è concluso, lo scorso 15 gennaio, l’anno di Procida Capitale Italiana della Cultura. È stato un anno intenso, attraversato da tanti progetti nel segno di uno slogan divenuto virale, "La cultura non isola", e accompagnato da un flusso costante di persone, "cittadini temporanei" più che "turisti". Nel corso di questo anno così ricco di progettualità, di ospitalità e di visibilità, sembra si sia compiuta una profezia, che la storia più volte ha provato a indagare e a rievocare, con cui un piccolo borgo, quello dell'isola più piccola del glorioso golfo di Napoli, si è trasformato nel centro nevralgico di relazioni nazionali e internazionali volte ad esaltare la co-creazione e la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale dell'isola.
di Mario Rastrelli
Presentato a Napoli, presso il Lazzaretto della pace dal professor Gennaro Rispoli, l’ultimo lavoro della studiosa di storia marittima Maria Sirago è, come recita fin dal titolo una vera e propria festa e miscela di cultura, tradizione e storia napoletana. Il mare in festa (Benevento 2022), saggio dal carattere multidisciplinare tratta della realtà delle feste in età moderna, concentrandosi sul periodo vicereale (1503-1734) con i suoi splendori e le sue contraddizioni, caratteri propri di una città in costante conflitto con se stessa. La Statua Santucci del Museo civico di Morcone. Attestazione di un culto bacchico nell’Alto Tammaro30/1/2023
di Pasquale Marino
Presso il Museo Civico di Morcone, che ha sede nel complesso di Casa Sannia, è conservata una statua antropomorfa di epoca romana (Fig. 1 a, b, c). Fino a questo momento, la statua non è stata oggetto di studi particolareggiati. Pertanto, di questo reperto archeologico non sono certi né il soggetto né il contesto di appartenenza. Si conosce solo la località di ritrovamento: presso Case Santucci, nel territorio di Morcone. Per tale ragione, si propone di identificare il reperto come Statua Santucci, definizione neutra rispetto a qualunque ipotesi identificativa e di funzione. Attualmente, la statua è esposta in uno spazio, poco funzionale, di Casa Sannia. È collocata, infatti, su un pianerottolo di copertura delle scale di accesso al primo piano dell’edificio. È osservabile in modo agevole da una sola angolazione, quella del suo lato sinistro. Risulta rialzata rispetto al piano di calpestio dell’osservatore di oltre un metro e, purtroppo, appare schiacciata dalla poca “aria” tra il manufatto e il solaio sovrastante (Fig. 2).
di Alberto Tanturri Una tendenza ravvisabile in molti studi di storia della scuola comparsi di recente è quella di privilegiare un approccio microanalitico inteso ad analizzare singole realtà scolastiche, illustrandone aspetti strutturali, meccanismi funzionali e modalità operative. Questa tipologia di indagine risulta tuttavia sterile o insufficiente a lumeggiare le caratteristiche generali dei sistemi educativi, e le dinamiche evolutive che ne hanno contrassegnato la storia. Sono pertanto particolarmente benvenute iniziative editoriali come quella qui in esame, che inserendo in un quadro comparativo l’analisi di istituti, segmenti e comparti dell’istruzione nell’Italia degli ultimi due secoli, consentono di percepirne con maggior evidenza linee di sviluppo, apparati normativo-istituzionali e contesti di riferimento. Nel caso specifico, inoltre, fra i trenta autori che hanno contribuito al volume (due terzi dei quali di sesso femminile, a conferma della indiscussa maggiore sensibilità delle donne per questo tema storiografico) compaiono alcuni fra i più importanti nomi della ricerca nel settore, spesso con anni di indagini sul campo alle spalle.
di Maria Sirago
Introduzione La corte e l’aristocrazia partenopea in estate potevano usufruire di un particolare luogo teatrale, il golfo che secondo la leggenda aveva preso le sembianze sinuose del corpo della sirena Partenope, morta per amore alla foce del Seberto, presso l’isolotto di Megaride, dove poi fu costruito Castel dell’Ovo. In epoca antica in suo onore ogni anno su quella spiaggia si svolgevano le Lampadromie, delle feste durante le quali si faceva una gara di corsa con le fiaccole[1]. In questo tratto di mare che dal Palazzo Reale si spingeva fino alla spiaggia di Mergellina e alla costa di Posillipo, si allestivano feste e banchetti sontuosi, volti alla celebrazione del potere spagnolo, tramite i suoi viceré, a cui assistevano estasiati i sudditi, che per un giorno potevano dimenticare le tribolazioni quotidiane ed anche la fame, assaltando le numerose cuccagne marine che si allestivano[2].
di Maria Venuso «Il Seicento non s’identifica con nessuna grande forma culturale, neppure con il Barocco, come spesso si fa. Esso è piuttosto un assai complesso periodo d’intensa gestazione civile o, come oggi si amerebbe dire, “un laboratorio”, in cui i frammenti di una forma epocale trascorsa, il Rinascimento, vengono agitati in un potente frullatore sperimentale, per essere restituiti composti in nuova forma, la civiltà dei “lumi”, all’ormai matura razionalità critica e ai nuovi travagli che fatalmente le toccano». Questo l’incipit della Prefazione di Aldo Masullo alla Storia della musica e dello spettacolo a Napoli. Il Seicento; al grande filosofo è toccato – per usare ancora una volta le sue parole – il «privilegio di salutare per primo» questi due imponenti tomi, poco prima che salutasse egli stesso, per sempre, la comunità scientifica tutta, impreziosendo ancor più questa ricchissima pubblicazione a cura di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione (Turchini Edizioni 2020) [1]. Rileggere la Carta di Gubbio. Riflessioni sulle strategie della salvaguardia dei centri storici.30/10/2020
di Cesare Crova
Nel 2020 ricorrono i 60 anni del Convegno di Gubbio “Per la salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici”, promosso da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi, studiosi di restauro, e dai rappresentanti degli otto comuni capofila del progetto, Ascoli Piceno, Bergamo, Erice, Ferrara, Genova, Gubbio, Perugia, Venezia. Siamo nell’Italia che usciva faticosamente dalle ferite della guerra e nel campo della conservazione del patrimonio culturale si stava aggiornando la riflessione teorica sul concetto di restauro, perché andava rivisto quanto espresso fino ad allora e l’atteggiamento verso la preesistenza.
di Francesca Castanò
La disciplina della storia, entro la propria identità scientifica, si muove oggi nel tentativo di recuperare un ruolo attivo nella scena pubblica. L’obiettivo principale è instaurare un dialogo costruttivo con le politiche territoriali e promuovere procedure decisionali innovative per la circolazione dei saperi e ai fini delle scelte collettive. Le sfide ambientali, sociali, culturali possono essere affrontate con gli strumenti cognitivi tipici del sapere storico, stimolando l’esercizio del pensiero critico indispensabile a ottimizzare il circuito che procede dalla teoria alla pratica, dalla conoscenza all’azione. I territori dispongono ormai di una ricca letteratura che li ha indagati sotto molti profili, tanto per gli aspetti monumentali che per quelli ambientali e fisici, sebbene mai in maniera esaustiva e definitiva. di Gaetano Cantone
PRIMA PARTE Premessa I DALL’EUROPEA FIRMITAS ALL’IMAGO URBIS AMERICANA.* II SEGNI DELLA CIVILTÀ URBANA NELL’ICONOGRAFIA DEL NOVECENTO PREMESSA La modernità si è presentata all’immaginario di quegli uomini a cavallo tra due secoli – che apparivano, in ogni caso, figli di un Ottocento irrigidito – come risolutiva condizione d’esistenza di fazioni contrapposte ed immerse nella difesa o della tradizione o della nuova era disposta al cambiamento pioneristico. La vivezza di un secolo come il XIX, guerreggiante sempre ma pur innovativo, non solo si connota per il riassetto della divisione delle classi sociali su scala planetaria per quanto riguarda almeno l’Occidente, ma si fa carico anche della sistemazione dell’universo conosciuto con piglio burocratico. Mettere assieme ciò che permane con ciò che s’intravede appena, dal futuro, è appartenuto in maniera determinata alla ridefinizione dell’umano che ha attraversato buona parte dell’Ottocento. di Rossella Del Prete
“si perdoni a un povero studioso di storia questo grido di artista!” «La ricerca storica è per me uno spazio di gioia e di passione intellettuale. Provo sempre un brivido prima di entrare in un archivio o in una biblioteca: cosa troverò? […] Che fortuna aver potuto leggere tante storie interessanti, alcune divertenti, altre da far gelare il sangue, alcune sorprendenti, altre familiari…» [N. Zemon Davis, La passione della storia, 2007, p. 174]. |
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