di Mario Rastrelli Presentato a Napoli, presso il Lazzaretto della pace dal professor Gennaro Rispoli, l’ultimo lavoro della studiosa di storia marittima Maria Sirago è, come recita fin dal titolo una vera e propria festa e miscela di cultura, tradizione e storia napoletana. Il mare in festa (Benevento 2022), saggio dal carattere multidisciplinare tratta della realtà delle feste in età moderna, concentrandosi sul periodo vicereale (1503-1734) con i suoi splendori e le sue contraddizioni, caratteri propri di una città in costante conflitto con se stessa. Anticipato da un’eccellente prefazione firmata dalla professoressa Rossella Del Prete, il saggio si divide in tre parti che riprendono quelli che la stessa Del Prete ha definito gli “ingredienti” principali del volume: la prima parte affronta l’importante ruolo che le feste marine ricoprivano in età barocca e come presto esse divennero uno degli strumenti preferiti e di maggior successo dei diversi Vicerè spagnoli ed austriaci che si affacciarono sul golfo della capitale partenopea. In questa prima parte due paragrafi sono particolarmente interessanti poiché ci raccontano due primati per la nostra città: la nascita e lo sviluppo della poesia marinaresca o piscatoria, nata sotto il segno di Jacopo Sannazzaro. Il poeta, tra i principali esponenti del Rinascimento maturo napoletano insieme a Giovanni Pontano, darà vita al genere piscatorio che avrà una fortuna straordinaria in tutta la penisola: basti pensare che sarà ripreso dal poeta Giuseppe Parini e menzionato da Giacomo Leopardi. Altra delizia per il palato del lettore sono sicuramente le “Posillicheate” o spassi di Posillipo, ovvero passeggiate fatte con imbarcazioni e vere e proprie gondole, realizzate sul modello veneto e mandate poi in epoca vicereale da Napoli al Parque del Buen Retiro di Madrid, organizzate dai Vicerè e dai nobili napoletani dalla spiaggia di Mergellina alla prima parte della costa di Posillipo in determinate parti dell’anno, dalla festa di San Giovanni il 24 giugno a quella di Piedigrotta l’8 settembre. In quelle occasioni la nobiltà napoletana faceva a gara per esibire l’imbarcazione più bella con gli addobbi e le livree dei suoi servitori; ma senza mai superare lo splendore delle gondole della corte. Il litorale posillipino diventava così un vero e proprio teatro a cielo aperto dove in pieno spirito barocco citando il poeta Giovan Battista Marino l’unico fine doveva essere il “maravigliar”. Il secondo capitolo del volume è dedicato al mondo della musica, dei balli e degli strumenti musicali, dei quali sappiamo bene come la nostra città sia stata e lo sia ancora oggi tra le principali e più famose produttrici a livello internazionale. Anche grazie al volume pubblicato nello stesso periodo della professoressa Del Prete Le forme sonore di un’economia creativa (Benevento 2022), veniamo a sapere come il mondo della musica napoletano abbia rappresentato specialmente in età moderna una delle risorse principali per l’economia della città. Basti pensare che in occasione delle feste volute dai Vicerè venivano chiamati a lavorare ed erano stipendiati musicisti, cantanti, ballerini, maestri, architetti e veri e propri scenografi che dovevano creare spettacoli meravigliosi che dovevano lasciare il pubblico ed il popolo sbalordito grazie anche a tantissimi “effetti speciali” come i fuochi artificiali che venivano montati sulle imbarcazioni, alcuni erano a forma di castello ad esempio e venivano incendiati simulando un assalto turco. L’ultimo capitolo, seguito da un validissimo apparato bibliografico, si concentra sul cibo e sui tronfi culinari che durante le feste marine la città riusciva a produrre. Il cibo era un vero e proprio trionfo barocco di Napoli. In occasione delle feste venivano organizzati ricchi banchetti e cuccagne, ai quali il popolo era invitato a partecipare. Come se i Vicerè in quelle occasioni di festa volessero sdebitarsi e tenersi buono l’umore del popolo; venivano organizzate ricche tavolate e carri dove ad esempio furono utilizzate grandi quantità di cibo finto che doveva servire per abbellire questi tronfi culinari ed aumentarne l’effetto scenografico, organizzato sapientemente e con cura da architetti e scenografi. Alla fine l’autrice e studiosa di storia marittima ci fornisce un ulteriore dono, sette ricchissime pagine di ricette che in quelle occasioni di festa la cucina partenopea seppe produrre per l’aristocrazia e dove ancora una volta il mondo del mare garantiva un vasto oceano dal quale attingere. Il volume è stato pubblicato dalla casa editrice beneventana Kinetès per la sezione Historia. Il libro testimonia in modo chiaro come ancora una volta la storia, la cultura e perché no i piccoli fatti o “fattarielli” rappresentino un infinito patrimonio da conoscere e tutelare per una città come Napoli che è stata un’importante capitale. Il mare in festa. Musica, cibi e balli nella Napoli viceregnale (1501-1714), di M. Sirago
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