Rileggere la Carta di Gubbio. Riflessioni sulle strategie della salvaguardia dei centri storici.30/10/2020
di Cesare Crova
Nel 2020 ricorrono i 60 anni del Convegno di Gubbio “Per la salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici”, promosso da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi, studiosi di restauro, e dai rappresentanti degli otto comuni capofila del progetto, Ascoli Piceno, Bergamo, Erice, Ferrara, Genova, Gubbio, Perugia, Venezia. Siamo nell’Italia che usciva faticosamente dalle ferite della guerra e nel campo della conservazione del patrimonio culturale si stava aggiornando la riflessione teorica sul concetto di restauro, perché andava rivisto quanto espresso fino ad allora e l’atteggiamento verso la preesistenza.
di Cristina Cenedella
In questa sede intendo presentare, a undici anni dalla sua inaugurazione e seppur velocemente, l’ideazione e l’attività del museo Martinitt e Stelline di Milano, declinando questa breve presentazione dal punto di vista della sua funzione didattica e di educazione. Non ci sarebbe davvero stato bisogno di un nuovo museo nel panorama milanese, se non per due ragioni: la prima è relativa alla necessità di ricordare la storica peculiarità di Milano, tramandata in tante fonti diverse, cioè la sua propensione all'assistenza e alla fondazione di luoghi pii, di hospitalia, di enti benefici, argomento negletto dai percorsi museali oggi esistenti; la seconda è relativa alla necessità, proprio nel panorama cittadino, di avere un museo storico (di cui comunque Milano difetta) con un itinerario museologico dedicato particolarmente alla didattica e all’educazione.
di Francesco Lofano Lo studio del collezionismo nella Roma del XVII secolo è, com’è noto, campo di articolate e vaste ricognizioni storiografiche. Eppure, curiosamente, tre figure significative per la formazione e la stessa genesi del fenomeno collezionistico sono rimaste sullo sfondo: il riferimento va al maggiordomo, al “maestro di casa”, al “guardaroba”. Chi sono costoro?
di Nadia Verdile «Un viaggio lungo settant’anni» lo definisce Patrizia Bove, autrice di Un posto per andar via, per la Iod edizioni, racchiudendo un tempo e un progetto in un desiderio di memoria e di futuro. Sì, e non è un ossimoro, non c’è memoria se non si è nel futuro che l’ha generata, non c’è futuro non si ha memoria del dove, del quando, del chi siamo stati. Settant’anni di vite e vita, tre quarti di secolo per mettere insieme frammenti di esistenza che solo quando diventano nero su bianco possono trasformarsi in storia. Patrizia Bove ha la penna felice, un dono che ha saputo coltivare e che ha trasformato in un’occasione per poter restituire ai suoi ricordi e a quelli di una collettività l’espressione dell’eternità.
di Lucia Cammarota
La Digital Revolution sta cambiando il mondo. Se Giacomo Leopardi ci metteva in guardia dalla fiducia cieca nelle “magnifiche sorti e progressive”, non possiamo che rimanere affascinati di fronte all’esperimento fantascientifico (e inarrestabile) di Elon Musk sull’interfaccia brain-computer, o di fronte agli occhiali intelligenti Orion, tanto voluti da Mark Elliot Zuckerberg, che sostituiranno lo smartphone, mentre la Banca Centrale Europea, basandosi sulle nuove piattaforme di blockchain, immetterà sul mercato il denaro digitale in un mondo dove anche le cose prendono vita grazie all’Internet of things. Nuove paure ma anche infinte opportunità: per il lavoro, per la vita stessa.
di Carmine Aymone Simmo lazzari felici/gente ca nun trova cchiù pace/ quanno canta sse dispiace/ sempe pronta a se vuttà pe’ nu perdere l’addore… A sei anni dalla morte di Pino Daniele si continua a respirare la sua musica attraverso le sue opere e attraverso gli omaggi e le rivisitazioni fatte dai suoi colleghi. Napoli, ma non solo, perde un pezzo di sé, la notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2015, quando il cuore del suo mascalzone latino Pino Daniele cessa di battere, gettando tutti nello sconforto. Pino se ne va nel primo mese del calendario, come prima di lui Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Ivan Graziani. La mattina dopo Napoli, l’Italia tutta, si risveglia col groppo alla gola.
di Angelo Miraglia Esperienze da burattinaio A distanza di tanti anni e dopo innumerevoli volte , rimane sempre in me una sensazione che non so spiegare, anche perché è davvero inspiegabile. Provate ad immaginare ogni volta la scena: io arrivo nella piazza o nella strada, smonto la baracca dalla macchina, la posiziono dove gli organizzatori mi dicono, porto all’interno la cassa con i burattini , gli altri attrezzi che servono(scenari e sipario ) e sistemo la cassa altoparlante, mentre il pubblico segue attentamente tutte le varie operazioni. Risulta evidente che sono io quello che ha montato tutto l’occorrente per lo spettacolo e che, di li a poco, andrà all’interno della baracca per dare vita ai burattini che usciranno al proscenio e inizieranno a muoversi seguendo il canovaccio della commedia dell’arte che si va ad eseguire; e allora io non capisco ancora adesso come sia possibile che, in quei pochi secondi che intercorrono fra il mio ingresso nella baracca e l’inizio della rappresentazione, possa avvenire questa “magia”!!!!!!
di Alba La Marra
La teatralità del presepe Sir John Brennox, alias Papa Giovanni Paolo III nella serie “The New Pope” di Paolo Sorrentino, passeggiando nelle Catacombe con Sophie, l’arguta responsabile della comunicazione del Vaticano, le confessa che è diventato prete perché la religione è una straordinaria narrazione, è una storia dall’incredibile successo in quanto Dio è il protagonista più popolare di sempre. E la cosa più interessante di questo racconto è che indaga incessantemente sul mistero più grande di tutti, la natura dell’uomo. Difficile non essere d’accordo con il raffinato “pontefice”. E, se tanto mi dà tanto, mi viene da pensare che non può essere meno di successo una narrazione parallela, quella della nascita del figlio di Dio, Gesù.
di Luigi De Falco
Italia Nostra, in una recente audizione alla 13esima Commissione del Senato, dedicata al tema “Territorio, ambiente e beni ambientali”, ha ribadito ai senatori presenti alcuni concetti fondamentali che riguardano la gestione del territorio e le criticità irrisolte della pianificazione paesaggistica. Luigi De Falco, urbanista e vicepresidente dell’associazione, ha ricordato che, ancora oggi, la stragrande maggioranza delle regioni italiane risultano prive dei Piani Paesaggistici o hanno piani redatti dalle sole regioni, cioè senza accordo Stato/Regione e quindi non conformi alle prescrizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Riccardo De Luca I - SU COME IL FONDAMENTALISMO CAPITALISTICO STIA STRANGOLANDO QUALUNQUE NASCITA ARTISTICA. Dell'inutilità di parlare "di" teatro e dell'utilità di parlare "sul" teatro. Non si parlerà qui di Brecht, Piscator, Majakovskij, Toller e di tutti quegli autori, registi e attori che hanno espresso nelle loro opere discorsi su dignità dell'uomo, sviluppo sociale, umanesimo e morale. Non si parlerà di contenuti e forme teatrali - benché in estetica siano la stessa cosa nel felice dei casi - ma del legame esistente tra il capitale e i mezzi di produzione teatrale e del legame tra questi e il sistema delle clientele e delle lottizzazioni politiche. Oggi è assolutamente inutile parlare del teatro in sé, dell'estetica del teatro e dell'arte in genere. Non tanto perché teatro e arte si vadano spegnendo, strangolati. Quanto perché oggi, molto più di ieri, arte e teatro si vanno spegnendo strangolati perché totalmente dipendenti dal potere economico e politico. |
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