di Carmine Aymone Simmo lazzari felici/gente ca nun trova cchiù pace/ quanno canta sse dispiace/ sempe pronta a se vuttà pe’ nu perdere l’addore… A sei anni dalla morte di Pino Daniele si continua a respirare la sua musica attraverso le sue opere e attraverso gli omaggi e le rivisitazioni fatte dai suoi colleghi. Napoli, ma non solo, perde un pezzo di sé, la notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2015, quando il cuore del suo mascalzone latino Pino Daniele cessa di battere, gettando tutti nello sconforto. Pino se ne va nel primo mese del calendario, come prima di lui Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Ivan Graziani. La mattina dopo Napoli, l’Italia tutta, si risveglia col groppo alla gola. Quella stessa sensazione di dolore e disagio che ancora oggi, a distanza di quasi sei anni, ricorda a un intero paese la sua assenza. Pino Daniele, partendo da via Francesco Saverio Gargiulo, ex vico Foglie a Santa Chiara, nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, ha saputo creare un nuovo linguaggio musicale mescolando le storie di munacielli e belle ‘mbriane alla poetica di Salvatore Di Giacomo, il rock di Woody Guthrie, col blues di Robert Johnson, il jazz “ibrido” dei Weather Report con le scale arabe, il progressive inglese con i tamburi del Continente Nero. «Napoli – diceva Pino Daniele - è una città blues, una città rock: lo è sempre stata, grazie al contatto che ha avuto con gli americani e la loro cultura. La loro musica entrava nelle nostre case e nei nostri sogni con l’arrivo delle navi militari. La mia generazione scoprì i dischi dei Traffic, dei Cream, dei Blood Sweet & Tears. Consumavo quei dischi in vinile cercando di catturarne la magia, l’essenza e lo facevo sempre abbracciato alla mia fedele compagna di vita: la chitarra. Immaginate la mia emozione quando al ‘Crossoroad Guitar Festival’ organizzato da Eric Clapton, fui invitato come unico ospite italiano ed ebbi l’occasione di esibirmi con alcuni fra i migliori musicisti al mondo. Su quel palco a Chicago con me sfilarono miti della mia adolescenza come Albert Lee, BB King, Buddy Guy, Jeff Beck, Johnny Winter, Steve Winwood dei Traffic: quando partirono i pezzi dei Blind Faith con la chitarra del mio amico Clapton ero lì con loro e l’emozione di quell’attimo è difficile da raccontare. Sono cresciuto ascoltando i loro dischi. Quel rock blues influenzò noi tutti». Pino fu l’alfiere, la punta di quel movimento musicale denominato dal giornalista Renato Marengo Napule’s power che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, a Napoli, spinse una nuova generazione di musicisti e compositori a sperimentare, contaminare il proprio giovane background, la propria tradizione partenopea, con tutto ciò che intercettavano, riscrivendo le nuove coordinate del blues e del soul d’oltreoceano, bagnandole nelle acque del Mediterraneo, dove i suoni dotti del conservatorio di San Pietro a Majella da secoli incontrano i tamburi africani, le scale arabe e la poesia di artisti come Raffaele Viviani e Salvatore Di Giacomo. Una generazione “figlia della guerra” illuminata dal celebre brano Tu vuò fa l’americano di Renato Carosone che iniziò a ritmare i sogni dei ragazzi partenopei e dai dischi importati in città dai militari angloamericani. Mario Musella, James Senese, Franco Del Prete, gli Showmen, Napoli Centrale, Pino Daniele, Enzo Avitabile, Enzo Gragnaniello, Tony Esposito, Rino Zurzolo, Joe Amoruso, Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo, Tullio De Piscopo, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, gli Osanna, i fratelli Edoardo ed Eugenio Bennato …. ciascuno col proprio stile, con la propria anima, hanno dato nel tempo una personale interpretazione del rock, blues, del soul, della world, della fusion, del cantautorato d’autore che ancora oggi illumina i nuovi artisti made in Naples. Si perché, anche se eredi dello scugnizzo di Santa Chiara non ce ne sono ed è giusto che sia così, sono tanti gli artisti che continuano a considerarlo un faro, un punto di riferimento e che a distanza di anni, omaggiano la sua arte, la sua musica. Ultimo, in ordine di uscita, vi è, ad esempio, il nuovo lavoro discografico del pianista, cantante e compositore Larry Del Prete [1], dal titolo «Pino Daniele Unplugged» [2] dove, fra arrangiamenti ex-novo o adattamenti per trio (Larry piano/voce, Enzo Anastasio-sax, Agostino Mas-percussioni), ha riletto in chiave jazz-acustica, alcuni brani del lazzaro felice, con particolare attenzione a quelli con i quali Pino ha “dipinto” Napoli, attraverso figure e caratteri come Donna Cuncetta, Furtunato ed altri, in una sorta di passeggiata virtuale per i vicoli e i quartieri in cui lui stesso è nato e cresciuto. [1] Larry è nipote di Franco Del Prete degli Showmen, Napoli Centrale e dei Sud Express. [1] Si tratta di una rilettura di Pino Daniele in trio, in chiave jazz-acustica, col sassofonista Enzo Anastasio (che aveva già pubblicato, nel 2015, il cd «Che soddisfazione Pino Daniele – Instrumental») e col percussionista Agostino Mas. Anche il noto chitarrista e compositore Mauro Di Domenico, ha dato alle stampe l’«Antologia napolitana for classical guitar» (libro + cd) una raccolta di trascrizioni per chitarra classica dove ha inserito tra le opere di Di Giacomo, Gambardella, Sacco, Doninzetti, E. De Curtis, Bovio anche i brani di Pino Daniele. Di Domenico ha già dedicato un disco all’autore di “Terra mia”: “Essenza”. Album questi che si aggiungono ai tanti omaggi realizzati dopo la morte di Pino: Teresa De Sio (“Teresa canta Pino”), Pietra Montecorvino (“Pietra a metà”), Mariangela D’Abbraccio (“E chi mo canta appriesso a me?”), Gianni Guarracino e Leo D’Angelo (“Alma partenopea”), San Gennaro Team (Bio Naples: Neapolitan songs), Paolo Raffone (“Pino Daniele opera”). Loredana Daniele (figlia di suo fratello Carmine), ha dedicato il suo cd d’esordio allo zio, cosa che ha fatto anche Vittorio De Scalzi dei New Trolls, col disco “L’attesa” (che include il blues “Pino”). Marco Zurzolo nel cd “Vesuviana”, oltre a dedicare la composizione “Rino” a suo fratello, suona “Zingari felici” e “Assaje” pensando a Pino. Come ho scritto nel mio nuovo libro «Yes I Know … PINO DANIELE. Tra pazzia e blues: storia di un Masaniello newpolitano» (Hoepli Editore-collana musica diretta da Ezio Guaitamacchi) che è stato presentato in anteprima nazionale il 23 luglio nel cortile del Complesso Monumentale della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli con un reading musicale dal titolo «Yes I Know…Pino Daniele», affiancato da Larry Del Prete (piano, voce, arrangiamenti che per l’occasione ha presentato anche il suo cd «Pino Daniele Unplugged»), Andrea Aymone (chitarra), Enzo Anastasio (sax) e da Emidio Ausiello (percussioni), evento questo in cartellone nella rassegna «Estate a Napoli», organizzata dall’assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Napoli: «Pino è il suono di una città che è essa stessa musica. Napoli è il luogo di tutti, anche di chi non c’è mai stato, come la Liverpool dei Beatles che è di tutti noi. Solo che qui non è stata scritta la colonna sonora tra un campo di fragole (Strawberry Fields), una fermata di bus (Penny Lane) e un sottomarino giallo (Yellow Submarine), ma tra un Ferryboat miezz’o mare o scendendo Santa Teresa con gli strumenti in spalla, con la voglia di un caffè che ti tiri un po’ più su. Napoli come Pino è luogo di tutti, dove il suono è sogno e il feeling è sicuro... perché non se ne va. Napoli è…. Napule è».
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