di Ferruccio Diozzi e Paolo Mandato
Nel secolo XIX si sviluppò fino a un livello stravagante il criterio che, per brevità, possiamo chiamare del tornaconto finanziario, come test per valutare l’opportunità di intraprendere un’iniziativa sia privata che pubblica. Ogni manifestazione vitale fu trasformata in una sorta di parodia dell’incubo del contabile. Invece di utilizzare l’immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, si crearono i bassifondi; e si pensò che fosse giusto e ragionevole farlo perché questi, secondo il criterio dell’impresa privata, “fruttavano”, mentre la città delle meraviglie sarebbe stata, si pensava, un atto di follia che avrebbe, nell’imbecille linguaggio di stile finanziario, ipotecato il futuro [John M. Keynes, 1933]. I nostri trisavoli vivevano in media 400mila ore e ne spendevano 100mila nel lavoro; la vita media delle prossime generazioni supererà le 700mila ore di cui appena 50mila saranno dedicate al lavoro. Dunque la vita postmoderna non sarà centrata sul lavoro ma sul tempo libero. Domenico De Masi, 2021.
di Paola D'Antonio, Felice Modugno, Vincenzo Nunzio Scalcione
La manipolazione tecnica dello spazio dall’età industriale alla globalizzazione ha comportato oltre ad uno sfruttamento indiscriminato del suolo anche delle ricadute negative sul rapporto tra cultura, comunità e identità. La delocalizzazione delle produzioni, la progressiva separazione tra i fattori produttivi e le loro coordinate spazio temporali specifiche ha fratturato il legame tra territorio e comunità. di Alessia Ricci
INTRODUZIONE Tra i luoghi deputati alla conservazione della memoria eccellono gli Archivi di Stato che conservano gli archivi degli Stati italiani preunitari, gli archivi degli organi centrali e periferici italiani, gli archivi notarili e tutti gli altri archivi e singoli documenti che lo Stato abbia in proprietà o in deposito per disposizione di legge o per altro titolo. Per provare a dare una misura, per difetto, possiamo affermare che si tratta di un complesso di circa un milione di pergamene sciolte e di circa otto milioni di unità archivistiche, tra buste, filze, mazzi, fasci, volumi e registri. Il Portale Antenati - promosso e curato dalla Direzione Generale per gli Archivi - è nato dall’esigenza di rendere disponibile l’enorme patrimonio documentario esistente negli Archivi di Stato per condurre ricerche anagrafiche e genealogiche, finalizzate alla ricostruzione della storia di famiglie e di persone, ma anche alla storia sociale in senso lato. Attraverso il Portale è infatti possibile sfogliare a video milioni e milioni di immagini di registri di anagrafe e di stato civile, trovare nomi di persona presenti negli atti, ottenere informazioni sulle fonti. Sono attualmente presenti sul portale 53.262.936 immagini provenienti da 47 Archivi di Stato (dato aggiornato al Gennaio 2017). |
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