di Ferruccio Diozzi e Paolo Mandato Nel secolo XIX si sviluppò fino a un livello stravagante il criterio che, per brevità, possiamo chiamare del tornaconto finanziario, come test per valutare l’opportunità di intraprendere un’iniziativa sia privata che pubblica. Ogni manifestazione vitale fu trasformata in una sorta di parodia dell’incubo del contabile. Invece di utilizzare l’immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, si crearono i bassifondi; e si pensò che fosse giusto e ragionevole farlo perché questi, secondo il criterio dell’impresa privata, “fruttavano”, mentre la città delle meraviglie sarebbe stata, si pensava, un atto di follia che avrebbe, nell’imbecille linguaggio di stile finanziario, ipotecato il futuro [John M. Keynes, 1933]. I nostri trisavoli vivevano in media 400mila ore e ne spendevano 100mila nel lavoro; la vita media delle prossime generazioni supererà le 700mila ore di cui appena 50mila saranno dedicate al lavoro. Dunque la vita postmoderna non sarà centrata sul lavoro ma sul tempo libero. Domenico De Masi, 2021. 1.0 Premessa Le biblioteche rappresentano, insieme, una grande criticità e una straordinaria opportunità. Gli elementi critici derivano da una complessiva sottovalutazione che questo Paese ha sempre riservato al settore, sia dal punto di vista degli amministratori che da quello dei potenziali utenti. Malgrado la robusta crescita della professione e della biblioteconomia come area disciplinare di riferimento, le biblioteche soffrono ancora per un ripetuto disinteresse e i continui disinvestimenti, in termini di infrastrutture, di tecnologie, di formazione, potrebbero condurre, se non contrastati, ad una loro sostanziale residualità. Eppure le biblioteche rappresentano una grande opportunità caratterizzate dalla prima missione, quella di garantire l’accesso alla risorsa strategica dell’informazione, a cui si abbinano oggi molteplici processi creativi e di partecipazione civica con importanti ricadute nello sviluppo socio-economico e civile. Per superare le grandi criticità e assicurare una nuova crescita, biblioteche e bibliotecari hanno una via maestra: imboccare la strada dell’innovazione (di missione, organizzativa e tecnologica), percorrendola con convinzione, a partire dalle numerose esperienze professionali positive che caratterizzano anche il contesto italiano, ampliandole e provando a costruire una nuova e diversa reputation. L’articolo, a partire da una ricognizione generale, propone un contributo introduttivo su alcuni scenari che sollecitano importanti integrazioni di missione delle biblioteche e, contestualmente, su nuovi metodi di lavoro in grado di garantire un’elevata efficacia dei servizi. 2.0 Il contesto Da sempre una delle caratteristiche dell’istituzione biblioteca è quella della sua versatilità. Una caratteristica antica, confermata dai processi di arricchimento delle funzioni di questi anni che è particolarmente riscontrabile in elementi costitutivi delle biblioteche stesse: lo spazio, le informazioni e le conoscenze, la socialità e la sua promozione. Su di essi è opportuno richiamare l’attenzione. Anche in un’epoca digitale, lo spazio fisico è fondamentale. Lo spazio per le biblioteche vede la coesistenza di oggetti, di processi e di persone in modo tale che eredità culturale e contemporaneità s’incontrino. Attraverso spazi ben concepiti e ben gestiti, gli utenti possono accedere a risorse informative di diversa tipologia, svolgere attività di lettura, approfondimento e studio a partire dalle informazioni recuperate. Spazi adeguati garantiscono funzioni di archiviazione ed esposizione dei documenti ma anche lo sviluppo di attività diversificate rispetto alla prima missione della biblioteca. E a partire dalla centralità degli spazi in questi anni sono state sviluppate progettazioni che hanno portato alla ridefinizione di manufatti pre-esistenti o alla realizzazione di nuove strutture per ottenere specifici spazi bibliotecari [1]. L’informazione e le conoscenze sono la “materia prima” delle biblioteche. Queste organizzazioni sono stati straordinari strumenti di conservazione della produzione culturale dell’umanità e oggi l’evoluzione organizzativa e quella tecnologica hanno aperto nuove prospettive che esaltano questa missione e permettono di vedere nelle biblioteche strumenti per l’accesso a conoscenze diversificate. Da un lato si sono progettate e realizzate importanti reti bibliotecarie: a livello generale con l’ISBN, Servizio bibliotecario nazionale, che ha superato la frammentazione delle strutture bibliotecarie italiane e fornisce un servizio basato sulla gestione di un catalogo collettivo in linea e sulla condivisione delle risorse per l’accesso ai documenti; in ambito universitario ove si consolida e si amplia l’esperienza dell’acquisizione condivisa delle risorse elettroniche compiuta dalla CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, con il suo gruppo CARE [2]. Dall’altro la trasformazione digitale, che interessa oggi tutto il contesto sociale, ha visto nell’ambito bibliotecario importanti passaggi, dal punto di vista logico come da quello tecnologico, con la formulazione della nozione stessa di “biblioteca digitale” e facendo in modo che fosse naturale attribuire alla biblioteca un ruolo di punto di accesso generale per risorse informative differenziate, dalle informazioni testuali ai dati scientifici e tecnici alle combinazioni di documenti [3]. Le biblioteche sono luoghi della socialità, in cui si incontrano formazione, aggiornamento, intrattenimento. È questo un punto fondamentale su cui va spesa qualche parola in più. L’origine del rapporto biblioteche-socialità è remota: negli anni settanta del secolo scorso, in una fase espansiva dei servizi pubblici, si abbinavano alla biblioteca attività culturali estremamente diversificate e soprattutto in Italia, paese in cui le biblioteche pubbliche si erano fatte largo con fatica l’accento posto sull’interesse pubblico degli istituti bibliotecari contribuiva a far crescere la loro percezione come centri culturali e di aggregazione sociale. Tra gli anni ottanta e novanta tutto sembrò orientato verso la razionalità economica e verso tecniche di gestione innovative e maggiore peso assunsero tematiche gestionali o manageriali. In seguito si sono create importanti prospettive di diversificazione che hanno portato, nella letteratura e nella prassi italiana ed internazionale, ad una nuova importanza della socialità. Paradigmatica è l’esperienza inglese di Idea Store con la sua interazione tra attività bibliotecarie classiche, attività formative, attività di aggregazione sociale in realtà sociali meno favorite, con una differenza non lieve rispetto alle impostazioni degli anni settanta: la necessità di individuare nelle attività di un servizio bibliotecario indirizzato, anche ad una funzione sociale, sostenibilità basate su ritorni economici misurabili diretti o indiretti [4]. La replicabilità del modello Idea Store è basata sulla capacità di fornire una risposta concreta ai bisogni sociali. Concettualmente in questo esperimento, oltre che un modello importante per lo sviluppo delle funzioni dell’istituzione bibliotecaria, c’è anche un logico contrappeso alle grandi proposte di investimenti infrastrutturali. Oggi occorre però andare oltre l’esperienza madre con progetti di ampio respiro, in grado di interpretare le diverse realtà urbane che, soprattutto in Italia, presentano costanze e specificità. E per lavorare con successo in questa direzione è impossibile non dedicarsi alle criticità dei contesti urbani. 3.0 Nuovi scenari Anche sulla base del profilo operativo delle biblioteche si evidenziano di seguito specifiche relazioni che possono istituirsi tra il settore e gli scenari evolutivi, ponendo particolare attenzione alle ricadute positive che possono determinarsi per lo sviluppo socio-economico e per quello civile. 3.1 Biblioteche nelle città Nel contesto attuale, caratterizzato dalla presenza del Covid-19, si è naturalmente portati a sottolineare le forti opportunità che dall’attuazione di politiche innovative possono derivare alle realtà urbane. I programmi operativi, che si stanno definendo in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, possono sostenere importanti sviluppi, nella definizione di infrastrutture o nell’impiego delle fonti di energia ma anche nella rimodulazione dei contesti urbani, sia che ci si riferisca a grandi metropoli che a centri piccoli e medi. È una tendenza importante che potrebbe anche segnare una discontinuità con gli anni passati quando il ritiro della mano pubblica dai territori dell’economia aveva di fatto attribuito al solo mercato lo sviluppo. Conseguentemente un nuovo ruolo si intravede anche per le biblioteche nel contesto urbano, soprattutto se le queste saranno in grado di confermare alcune caratteristiche di innovatività: agendo come leve per lo sviluppo e l’innovazione e rendendo accessibile il bene primario della complessità, l’informazione; supportando i processi di valorizzazione delle conoscenze; ampliando gli spazi di confronto tra diversi punti di vista; alimentando l’economia della cultura. In particolare nel contesto italiano queste potenzialità possono essere strategiche per le città, grandi e piccole, soprattutto se verranno impiegate nel rapporto oggi critico centro-periferie. Occorre però avere la capacità di vedere le città come un insieme integrato in cui le diverse aree urbane hanno, ciascuna, la propria dignità. Fattori strutturali come la modernizzazione dei trasporti e il progresso del trasporto su ferro, possono consentire l’abbattimento di molte barriere spaziali. Vanno però rimosse le barriere mentali. Quartieri di formazione e di storie diverse hanno problematiche diverse e l’impegno per il miglioramento della qualità della vita si attua su due filoni; dal punto di vista degli spazi centrali occorre operare perché questi siano davvero centro delle città; da quello delle zone attualmente definite periferiche, in cui è prioritario combattere il disagio sociale, favorendo l'insediamento di strutture attrattive e agendo con investimenti molto mirati. Coniugare innovazioni tecnologiche ed organizzative, enfatizzare le capacità professionali esistenti, adottare come riferimento le migliori esperienze, italiane ed internazionali, tutto ciò le biblioteche possono farlo. In definitiva esse possono perseguire un modello di innovazione sociale, garantendo l’accesso all’informazione ai cittadini, migliorando la qualità dell’ambiente urbano, realizzando servizi innovativi [5]. 3.2 La verifica dei fatti La verifica dei fatti, dall’inglese fact checking, nel giornalismo è la pratica di esaminare e valutare accuratamente fatti e fonti d’informazione. Da sempre praticata nelle migliori tradizioni giornalistiche ha assunto, in questi anni, una crescente centralità, anche a causa della diffusione attraverso la rete di notizie distorte e di vere e proprie falsità. Oggi esistono posizioni differenziate tra i soggetti in campo: molti organi di stampa e molti media si sforzano di mantenere quanto più elevate possibile la qualità e l’affidabilità dei propri metodi di riscontro ma esistono anche media che assegnano un’importanza assai limitata a tale pratica, adottando una condotta che, eufemisticamente, si potrebbe definire spregiudicata. Certamente una grave criticità è determinata dalla dimensione smisurata del flusso d’informazioni che quotidianamente vengono diffuse attraverso diversi canali e solo poche esperienze importanti, una tra tutte quella di Wikipedia, hanno fatto dell’affidabilità delle informazioni pubblicate una loro bandiera. Proprio dalle biblioteche e dai bibliotecari sta venendo in questi anni un contributo, di principi e di merito, molto importante. A livello internazionale come nei singoli contesti nazionali le biblioteche e le comunità professionali dei bibliotecari stanno declinando con grande efficacia il compito della verifica dei fatti, sviluppando approcci per la formulazione di strategie di valutazione e validazione delle informazioni, diffondendo i risultati, aiutando sempre nuove fasce di utenti a pensare criticamente [6]. 3.3 Una nuova forma di socialità: il gaming Il termine inglese gaming indica una serie di attività legate all’uso del gioco nelle sue varie forme, sia ai fini di percorsi di apprendimento che alla gestione del tempo libero e, più in generale, in diverse forme di socializzazione. Un contesto quale quello bibliotecario è diventato una sede molto interessante per questo tipo di esperienza e nell’interazione feconda che si sta definendo il gioco in biblioteca si sviluppa sia come attività ed eventi specifici che come materiali innovativi, da considerarsi come risorse informative di tipo nuovo che arricchiscono, differenziandola, la dotazione della biblioteca e producono anche risvolti importanti sulla sua gestione. È possibile distinguere diversi aspetti del gaming: i giochi da tavolo e tutte quelle attività ludiche che tendenzialmente ne prevedono l’attuazione in presenza come il gioco di ruolo, l’escape room, i giochi di carte; i giochi elettronici e in realtà virtuale; il coding, termine che raggruppa risorse e attività per l’istruzione ai principi della programmazione attraverso un ambiente ludico; le applicazioni che uniscono elementi narrativi e ludici; la c.d. gamification, con l’utilizzo delle meccaniche ludiche in contesti di lavoro, di formazione e di apprendimento; la letteratura ergodica, che prevede l’utilizzo di meccaniche ludiche e interattive all’interno di contesti narrativi. La diffusione della tematica è testimoniata anche da eventi pubblici internazionali quali l’International Games Week, precedentemente International Games Day, che coinvolge ogni anno migliaia di biblioteche di tutto il mondo nell’organizzazione di eventi e iniziative legate al gioco. In generale, a partire dal contesto anglosassone, lo sviluppo di tale ambito ha visto una crescita continua negli ultimi anni e rappresenta oggi un elemento importante nelle attività di molte biblioteche pubbliche anche in Italia [7]. 4.0 Metodi di lavoro Un contesto in rapida evoluzione come l’attuale richiede rapide capacità di definizione, messa a punto e implementazione di sempre nuovi metodi di lavoro. Nel corso degli anni la biblioteconomia italiana si è irrobustita concettualmente e operativamente, introducendo nel proprio corpus approcci e paradigmi di ambito gestionale che hanno contribuito a definire una nuova e più forte identità professionale dei bibliotecari: dalle capacità di programmare le attività alle metodologie di valutazione dell’efficacia dei servizi erogati sino alla gestione ed allo sviluppo delle risorse umane in biblioteca8. Come è facile intuire questo processo assume nel tempo nuove, specifiche valenze. Qui di seguito vengono elencate alcune aree particolarmente attuali destinate a ricoprire una sempre maggiore importanza. 4.1 Assicurare la continuità Durante la pandemia da Covid-19, oggi purtroppo ancora corrente, in tutti gli ambienti di lavoro la continuità è diventata per molti versi, la parola chiave: assicurare la continuità di un servizio, di una produzione, di un’attività è diventato un punto centrale per ogni forma di organismo, pubblico o privato. Una tematica questa non del tutto sconosciuta anche prima del Covid-19, in Italia e fuori d’Italia: garantire la business continuity, la continuità operativa a ridosso di eventi critici in grado di rallentare o bloccare le attività: dall’epidemie agli eventi naturali quali terremoti e inondazioni; dagli incidenti come crolli o incendi di differente gravità alle problematiche derivanti dall’interruzione, parziale o totale, dei sistemi informatici, anche in seguito ad azioni di carattere criminoso. Da questo punto di vista è necessario esaminare nel dettaglio la tematica della continuità operativa nelle organizzazioni, individuando le specificità del modello per biblioteche e per sistemi di biblioteca. Organizzazioni erogatrici di servizi, caratterizzate dalla forte compresenza al proprio interno di numerosi operatori e di pubblici vasti ed eterogenei, le biblioteche rappresentano uno specifico banco di prova per metodologie e approcci che sostengono la continuità delle attività nell’ambito della gestione delle presenze delle persone, dagli operatori delle strutture agli utenti; in quello dello svolgimento dei servizi; nella necessità di mantenere viva la dimensione sociale delle strutture. È questa una dimensione di intervento, concettuale e applicativa, a cui in questo periodo si sta attribuendo sempre maggiore attenzione e su cui bisognerà attrezzarsi per essere in grado di affrontare, d’ora in avanti, nelle condizioni migliori crisi, emergenze o anche semplici malfunzionamenti [9]. 4.2 Supporto all’utenza: l’information literacy L’information literacy in italiano competenza informativa, può essere definita sia come la capacità di identificare, individuare, valutare, organizzare, utilizzare e comunicare l’informazione che come l’insieme di metodologie e tecniche sviluppate in particolare dalle biblioteche e dai servizi d’informazione per insegnare a ricercare e a fare un uso consapevole delle informazioni. L’origine del termine è tradizionalmente attribuito a P.G. Zurkowski nel lontano 1974 [10]. Da allora l’Information literacy si è fortemente sviluppata, prima nel mondo americano ed anglosassone, poi su scala mondiale, divenendo una delle competenze fondamentali della moderna biblioteconomia, con la standardizzazione di processi e di metodi. La sua funzione è centrale in ogni tipo di biblioteca: da quelle specialistiche operanti in ambienti universitari e di centri e enti di ricerca, in cui i bibliotecari aggiornano il proprio pubblico costituito da studenti, ricercatori e docenti, sulle migliori tecniche di ricerca dell’informazione; alle biblioteche pubbliche in cui gli addetti svolgono un compito analogo di supporto agli utenti nei confronti dell’informazione generalista; ad ambiti di biblioteche più specialistici che vanno dal settore finanziario a quello bio-sanitario, in cui i bibliotecari, asseverano la qualità delle informazioni processate. Da questi diversi punti di vista l’information literacy si rivela uno strumento indispensabile per l’uso più efficace possibile dei servizi informativi erogati da una biblioteca e per sostenere i cittadini/utenti nell’uso consapevole dell’informazione [11]. 4.3 Parlare al proprio pubblico: advocacy della biblioteca L’advocacy, termine che in italiano può essere reso con sostegno o difesa, consiste, non solo per le biblioteche, in quella attività strutturata di patrocinio attraverso la quale gruppi organizzati di persone sostengono una causa o una politica, rafforzandone le ragioni, anche ricercando specifici contributi finanziari per la propria attività. Sviluppatasi principalmente negli Stati Uniti d’America a supporto di cause civili quali l’eguaglianza razziale, è diventata un metodo fondamentale nello sviluppo di biblioteche e di sistemi bibliotecari, indispensabile in ogni politica di valorizzazione della professione. Alcuni anni fa Patricia Glass Schuman, già presidente dell’ALA, American Library Association, ha opportunamente e con molta schiettezza spiegato cosa si debba intendere con “advocacy della biblioteca”: In America molte persone dichiarano il loro amore per le biblioteche, ma abbiamo imparato che le nostre biblioteche non possono campare di solo amore. L’advocacy delle biblioteche utilizza strumenti e tecniche della comunicazione, delle pubbliche relazioni, dei media, della promozione, del marketing, della pubblicità, delle relazioni di comunità e dei gruppi di pressione senza limitarsi ad una sola di esse [12]. Una dichiarazione che bene sintetizza un modo di procedere che i responsabili e in generale gli addetti di biblioteca devono adottare come forma mentis abituale, abituandosi a promuovere il proprio servizio in tutti i contesti sociali e attribuendo la dovuta importanza a tutte le tecniche gestionali che potranno risultare utili allo scopo, enfatizzando il profilo della biblioteca come organismo versatile in grado di abbinare alla tradizionale prima missione di accesso alla lettura ed alle informazioni molte altre attività. 4.4 Le soft skills Come è noto nelle moderne teorie dell’organizzazione la soft skill, che viene resa abitualmente in italiano con la locuzione “competenza trasversale”, indica quella particolare competenza slegata da specifici contenuti tecnici e correlata alle dimensioni relazionali dell’agire organizzativo. Conseguentemente una soft skill può includere comunicazione e ascolto, pensiero critico, leadership, attitudine positiva, lavoro di squadra, gestione del tempo, etica, storytelling organizzativo. Si afferma nella transizione da modelli organizzativi di tipo gerarchico-militare o tayloristici a modelli orizzontali in cui risalta l’importanza del fattore umano. La diffusione di questo tipo di competenza, in contesti lavorativi diversi, favorisce un miglioramento del clima organizzativo e un incoraggiamento alle persone a mettere in campo il loro meglio nell’interesse personale e collettivo. In un ambiente in cui la dimensione relazionale è estremamente importante, in cui l’interazione tra colleghi da un lato, quella tra bibliotecari e utenti dall’altro, è un elemento centrale, una diffusione strutturata dei metodi organizzativi che valorizzano questo tipo di competenza può realizzare forti miglioramenti. Si consideri il peso che, proprio nello scenario pandemico, si è dovuto attribuire all’efficacia della comunicazione, sia che essa riguardasse i fatti più specificamente legati all’emergenza epidemica che alle ricadute sull’erogazione dei servizi e a tutti gli aggiustamenti e ai cambiamenti che si sono dovuti adottare nell’organizzazione del lavoro. Come è accaduto per altre tematiche organizzative e profili gestionali sarà questo un campo in cui le biblioteche e i servizi per l’accesso all’ informazione dovranno ragionevolmente investire nel prossimo futuro con una diffusione strutturata dei metodi organizzativi che valorizzano questo tipo di competenza [13]. 5.0 La nuova economia delle biblioteche Nella discussione odierna sulla congiuntura economica e sui possibili futuri sviluppi, viene da tutti riconosciuta la necessità di politiche che investano sulle competenze e sulle conoscenze. Più volte, infatti, è stato imputato a scelte non coerenti o carenti in questo campo alcune attuali criticità. Pare opportuno sottolineare come non basti ripetere all’infinito che le conoscenze sono indispensabili allo sviluppo se il segno dominante dei tempi continua ad essere, malgrado i numerosi fallimenti, quello di un radicale liberismo che, diffidando per principio della sfera pubblica, continua ad erodere i margini delle risorse allocate sul lungo percorso che comprende l’istruzione ai vari livelli, la formazione, l’aggiornamento professionale, la ricerca. Lo scenario richiede un nuovo ruolo, forte e propositivo dei sistemi bibliotecari. Una serie di elementi costitutivi, nuovi e antichi, la gestione della conoscenza la gestione degli spazi, il ruolo della socialità, caratterizza la biblioteca. Versatile nella sua fisionomia, la biblioteca è in grado di svolgere questo ruolo forte, anche avendo dato prova di sviluppare percorsi innovativi e potere assicurare, in contesti avversi, la continuità della propria azione. L’evoluzione continua è il parametro fondamentale di cui bisogna tenere conto. Poiché il ragionamento sviluppato sin qui non è puramente tecnico è sembrato opportuno riportare, all’inizio di questo contributo, due brani, uno di molti anni fa di John M. Keynes, l’altro, recentissimo, di Domenico De Masi. Nel 1933 Lord Keynes criticava radicalmente le visioni incapaci di andare oltre la dimensione di puro profitto dell’economia. Pochi mesi fa Domenico De Masi, in un articolo dedicato alle problematiche economico-sociali di una grande città come Napoli, ha enfatizzato la nuova distribuzione del tempo che caratterizzerà, con ogni probabilità lo scenario prossimo venturo. Se la condizione post-moderna sarà basata su nuovi equilibri, versatilità e indispensabilità risalteranno ancora di più. E non si tratterà solo di esaltare le potenzialità della biblioteca nella ricerca e nell’accesso alle informazioni, in una dimensione puramente produttivistica. Si potrà superare, nei fatti, l’equazione produttivo=meritevole dì investimento e potrà essere corretto affermare che la “biblioteca rende”. È però ancora presto vedere questo processo come una lenta, graduale transizione: molti possono essere gli inconvenienti che si manifesteranno lungo il cammino. Occorre fare leva su una fortissima caratterizzazione degli strumenti professionali del bibliotecario perché il processo possa proseguire ed essere gestito efficacemente. Con nuovi approcci e strumenti nella valorizzazione sarà più semplice per le biblioteche proporre un ruolo più forte, in grado di intercettare e stimolare bisogni informativi inespressi, non esclusivamente riconducibili ad un pubblico colto o specialistico e all’utenza abituale delle strutture bibliotecarie esistenti, in modo da consentire un largo accesso alla lettura, del libro e di altre tipologie di documenti; supportare attività lavorative di tipo estremamente differenziate, consentendo l’accesso a diverse fonti d’informazione ed il reperimento di dati e documenti; intervenire nelle attività di ricerca integrandole; contribuire alla fruizione dei nuovi linguaggi propri dell’ambiente digitale. Oggi, come è accaduto in passato e come accadrà domani, compiti importanti attendono biblioteche e bibliotecari. 1. Sulle tendenze innovative degli ultimi anni nel campo dell’edilizia bibliotecaria cfr. M. Muscogiuri, Architettura della Biblioteca. Linee guida di programmazione e progettazione, Prefazione di Antonio Padoa Schioppa, Introduzione di Antonella Agnoli, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano, 2011. 2. Su SBN si veda http://opac.sbn.it. Sul CARE, Coordinamento per l’accesso alle risorse elettroniche, si veda https://www.crui-risorselettroniche.it/ Naturalmente i grandi progressi conseguiti in questi ambiti non possono far dimenticare che, anche in questo settore, esiste un forte iato tra aree geografiche del Paese che deve essere colmato. 3. Dalla vastissima letteratura sulle biblioteche digitali si riportano qui tre contributi di epoche diverse: il lavoro di Vannevar Bush, As We May Think, “The Atlantic Monthly”, luglio 1945, che fissò alcuni principi logici in base ai quali un utente avrebbe potuto gestire e consultare, in maniera meccanizzata, documenti di varia tipologia; il classico volume di William Y. Arms, Digital libraries, MIT, Cambridge, 2001; il recente position paper del gruppo di lavoro dell’AIB, Associazione Italiana Biblioteche sulle biblioteche digitali, Nuovo Manifesto per le biblioteche digitali (2020) https://www.aib.it/struttura/commissioni-e-gruppi/gruppo-di-lavoro-biblioteche-digitali/2020/82764-nuovo-manifesto-per-le-biblioteche-digitali/ 4. Per l’esperienza di Idea Store si rimanda al sito http://www.ideastore.co.uk e alla specifica riflessione di uno dei suoi promotori Sergio Dogliani, La (mia) verità su Idea Store, “Bollettino AIB. Rivista italiana di biblioteconomia e di scienza dell’informazione”, 49 (2009) 2, p. 259-267. 5. Sulle caratteristiche delle biblioteche come veicoli di innovazione si veda F. Diozzi, Progettare l’innovazione. Un’introduzione e alcune suggestioni per le biblioteche, “Biblioteche oggi”, 39 (2021), p. 23-30. 6. Particolarmente importante in questo campo l’attività dell’IFLA, Internatonal Federation of Library Associations and Institutions, How To Spot Fake News, https://www.ifla.org/publications/node/11174. Molto interessante l’esperienza italiana di Biblioverifica, http://www.biblioverifica.cloud/ 7. Una buona guida per gli sviluppi italiano del gaming in biblioteca è quella di F. Mazzetta, La biblioteca in gioco: i videogame tra dimensione ludica e ruolo educativo, Editrice Bibliografica, Milano, 2013. A livello internazionale molto importante è il lavoro svolto da IFLA in particolare con International Federation of Library Associations and Institutions, Guidelines for Library Services to Children aged 0-18, 2. edition (version 1.1.1), Den Haag, IFLA, 2018. 8. Sui primi sviluppi italiani di questa tematica si vedano F. Diozzi, Il management della biblioteca. Gli obiettivi nella prospettiva del cambiamento, Editrice Bibliografica, Milano, 1990 e G. Solimine, Gestione e innovazione della biblioteca, Editrice Bibliografica, Milano, 1990. 9. Sulla continuità operativa nelle biblioteche si rimanda, per il contesto italiano e per gli opportuni riferimenti, bibliografici, documentari, normativi, a F. Diozzi, Come garantire la continuità operativa in biblioteca, Editrice Bibliografica, Milano, 2021. 10. P. G. Zurkowski, The Information Service Environment Relationships and Priorities, Washington, National Commission on Libraries and In-formation Science, 1974. 11. Sull’Information Literacy si veda The State University of New York, Open Text books, The Information Literacy User’s Guide: An Open, Online Textbook, Greg Bobish and Trudi Jacobson eds, New York, 2017. Un’ottima, recente sintesi italiana sulla materia è in L. Ballestra, Information Literacy, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020. 12. Cfr. P. Glass Schuman, Advocacy e strategie di comunicazione. L’esperienza dei bibliotecari americani, “Biblioteche Oggi”, maggio 2001, p. 14. 13. Sulle soft skills nella letteratura italiana si vedano, tra gli altri, C. Ciappei, M. Cinque, Soft Skills per il governo dell'agire. La saggezza e le competenze prassico-pragmatiche, Franco Angeli, Milano, 2014; V. D'Amato, D. Mazzara, E. Tosca, Soft skills per il management. Elementi essenziali per affrontare le nuove sfide, Guerini Next- goWare, Milano, 2018 e, specificamente dedicato alle biblioteche, V. Vitari, Come sviluppare le competenze informali del bibliotecario, Editrice Bibliografica, Milano, 2020. Comments are closed.
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