di Marta Lombardi
«Irene è la città che si vede a sporgersi dal ciglio dell’altipiano nell’ora che le luci s’accendono e per l’aria limpida si distingue lassù in fondo la rosa dell’abitato: dove è più densa di finestre, dove si dirada in viottoli appena illuminati, dove ammassa ombre di giardini, dove innalza torri con i fuochi di segnali; e se la sera è brumosa uno sfumato chiarore si gonfia come una spugna lattiginosa ai piedi dei calanchi. Quelli che guardano di lassù fanno congetture su quanto stia accadendo nella città, […] Irene calamita sguardi e pensieri, […] è un nome di città da lontano, e se ci si avvicina cambia».[1]
di Giovanni Cafiero
Il piano per Campi Alto nel contesto della transizione ecologica Il Piano Particolareggiato per La Frazione di Campi Alto in Comune di Norcia ha ad oggetto la disciplina urbanistico-edilizia degli edifici e spazi aperti all’interno dell’area identificata dal Commissario di Governo e dall’Ufficio Speciale Ricostruzione della Regione Umbria[1] e la definizione delle strategie per la rigenerazione sociale ed economica del Borgo dopo il terremoto del 2016. Dopo il sisma, il Borgo, che si estende per una superficie di circa 41.000 mq, a causa della vastità dei crolli è stato classificato zona rossa, cioè area interdetta all’accesso. Su una volumetria complessiva di circa 63.000 mc, di cui circa 12.000 mc destinati a edifici speciali - le splendide chiese e il palazzetto storico che ospita il Rifugio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini - sono crollati interamente circa 13.500 mc, pari circa al 21% dell’abitato, di cui circa 3.000 mc relativi a edifici speciali, gli edifici simbolo della storia e della comunità del Borgo.
di Raffaella Salvemini
“Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua” (Elsa Morante) Quando la Morante scrisse L’isola d’Arturo (1957) non pensava che Procida potesse diventare Capitale Italiana della Cultura 2022. Eppure in questa partita mi piace pensare alla metafora dello “scorfano” che non rinuncia alle sue peculiarità e accetta la sfida. A ben vedere, il progetto culturale dall’ambizioso titolo “la cultura non isola” non confligge affatto con la sua stessa complessa identità ovvero di microcosmo inserito da sempre in un ampio sistema di scambi via mare.
di Francesca Castanò
La disciplina della storia, entro la propria identità scientifica, si muove oggi nel tentativo di recuperare un ruolo attivo nella scena pubblica. L’obiettivo principale è instaurare un dialogo costruttivo con le politiche territoriali e promuovere procedure decisionali innovative per la circolazione dei saperi e ai fini delle scelte collettive. Le sfide ambientali, sociali, culturali possono essere affrontate con gli strumenti cognitivi tipici del sapere storico, stimolando l’esercizio del pensiero critico indispensabile a ottimizzare il circuito che procede dalla teoria alla pratica, dalla conoscenza all’azione. I territori dispongono ormai di una ricca letteratura che li ha indagati sotto molti profili, tanto per gli aspetti monumentali che per quelli ambientali e fisici, sebbene mai in maniera esaustiva e definitiva. |
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Gennaio 2023
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