κινητής
  • Home
  • Centro di Ricerca
    • OSSERVATORIO SULLE POLITICHE CULTURALI NEL SANNIO
    • Le scuole storiche del Sannio
    • gli archivi del lavoro >
      • Archivi e Musei d'Impresa
      • Le miniere del Sannio e dell'Irpinia
      • le fabbriche del tabacco nel sannio
      • il baliatico
    • Women in Business
    • Artificio Neri
  • chi siamo
    • Kinetès Srl
    • Kinetès APS
  • edizioni
    • Bookshop
  • Il Giornale Di Kinetes
  • MuGesS
  • news
  • Home
  • Centro di Ricerca
    • OSSERVATORIO SULLE POLITICHE CULTURALI NEL SANNIO
    • Le scuole storiche del Sannio
    • gli archivi del lavoro >
      • Archivi e Musei d'Impresa
      • Le miniere del Sannio e dell'Irpinia
      • le fabbriche del tabacco nel sannio
      • il baliatico
    • Women in Business
    • Artificio Neri
  • chi siamo
    • Kinetès Srl
    • Kinetès APS
  • edizioni
    • Bookshop
  • Il Giornale Di Kinetes
  • MuGesS
  • news
Clicca qui per la versione sfogliabile del n. 8/2023
Clicca qui per la versione sfogliabile del n. 7/2022
Clicca qui per la versione sfogliabile del n. 6/2021
Clicca qui per la versione sfogliabile del n. 5/2021
Clicca qui per la versione sfogliabile del n. 4/2020

Natalia Gozzano, Lo specchio della corte, il maestro di casa. Gentiluomini al servizio del collezionismo a Roma nel Seicento, Campisano Editore, 2014, pp. 336.

30/10/2020

 
ilgiornaledikinetès_ottobre2020_lofano.pdf
File Size: 2221 kb
File Type: pdf
Scarica file

Foto
di Francesco Lofano

Lo studio del collezionismo nella Roma del XVII secolo è, com’è noto, campo di articolate e vaste ricognizioni storiografiche. Eppure, curiosamente, tre figure significative per la formazione e la stessa genesi del fenomeno collezionistico sono rimaste sullo sfondo: il riferimento va al maggiordomo, al “maestro di casa”, al “guardaroba”. Chi sono costoro? 

Si tratta di membri assai significativi nella composizione della societas cortese: se il maggiordomo sovrintende le entrate del principe, rivestendo anche il ruolo di suo procuratore, il maestro di casa si occupa di controllare tutte le attività che si svolgono nel palazzo, di curare le relazioni sociali con personaggi di alto rango e, talora, egli può fornire piccole e medie somme di denaro per contingenti necessità. Il “guardaroba” occupa un ruolo solo apparentemente secondario: questi, infatti, cura e controlla i tessuti della casa, dagli arazzi alla biancheria. Tale incarico, in alcuni casi, tuttavia, suole determinare un altro compito, ovvero quello di compilare gli inventari dei palazzi nei quali i guardaroba finiscono per sviluppare singolari capacità di connoiseur: occuparsi dell’arazzeria significava, in senso più ampio, rivolgere il proprio interesse verso l’intero arredamento del palazzo comprensivo pertanto del mobilio e della quadreria.
Finalmente ora un volume di Natalia Gozzano punta a far luce su questi tre membri delle corti secentesche, collocando gli stessi in relazione con le scelte e gli orientamenti nel campo delle arti figurative del signore. Il volume – Lo specchio della corte. Il maestro di casa. Gentiluomini al servizio del collezionismo a Roma nel Seicento, Campisano editore, 2015, pp. 299 – si compone di tre capitoli. Il primo costituisce un interessante excursus dedicato alla trattatistica relativa ai maestri di casa, che principia con il Dialogo del maestro di Casa di Cesare Evitascandalo, pubblicato a Roma nel 1606 e giunge sino al Perfetto maestro di casa di Francesco Liberati, edito nell’Urbe nel 1658. Gioverà porre in evidenza come la nascita di questa folta pamphlettistica dedicata a tali figure del milieu cortese si inscrive in quel vasto processo editoriale, caratteristico dell’età barocca, che risponde all’esigenza di conferire legittimazione ad una nuova pratica del potere che trova nell’etichetta di corte una delle sue manifestazioni più esemplari. Non ignorando alcune delle indicazioni fornite dall’importante intervento di Gigliola Fragnito[1], l’autrice aveva già percorso quest’aspetto della questione in un contributo apparso nel 2003[2], e, nel nuovo volume amplia il discorso, sottolineandone le implicazioni sociologiche: i trattati considerati costituiscono l’ordito storiografico necessario per conferire consistenza storica ai tre gentiluomini; attraverso l’esame di tale trattatistica si colgono finezze come pure precise delimitazioni di campo (“questa persona è quella che governa il tutto; lui affitta, loca, compra & in persona del suo principe fa ogni sorta d’instrumento” dichiara Evitascandalo a proposito della figura e dei ruoli del maggiordomo”). Se, come ha osservato Rosario Villari, “la società barocca è un corpo, un organismo sociale in cui ogni elemento non solo ha un posto ed una funzione ben determinati, ma è anche al suo interno strutturato e organizzato secondo gerarchie riconosciute e accettate”[3], l’analisi di questa singolarissima produzione letteraria ha il merito di restituire ai lettori la qualità del tessuto domestico - intricato e denso di ritualità - delle corti romane del secolo[4].
Foto
Michael Sweerts, Giocatori di dama, firmato e datato 1652 Roma. Amsterdam, Rijksmueum.
Foto
Paolo Porpora (fiori) e Salvator Rosa _ (vaso con figure di satiri), Grande vaso floreale con serpente, lucertola e frutta, olio su tela. Londra, mercato antiquario.
Nella seconda parte del volume, l’autrice riflette più precipuamente sul ruolo che i tre membri dell’ambiente di corte hanno ricoperto nella formazione delle collezioni di alcune delle maggiori famiglie aristocratiche della Roma del secolo decimosettimo. Il punto cruciale viene ben presto affrontato dalla studiosa: si tratta della questione riguardante le scelte artistiche del signore, ovvero il ruolo svolto in tali scelte dai gentiluomini nel fitto intreccio relativo alle strategie collezionistiche del principe. Naturalmente la casistica variegata non consente di formulare dichiarazioni perentorie o univoche (e la prudenza è una delle cifre più apprezzabili del lavoro), tuttavia l’idea che il rango aristocratico del maggiordomo potesse consentire a quest’ultimo di intervenire in relazione alle scelte del signore resta un’ipotesi più che suggestiva, ancorché tale influenza non sia facile da documentare in ragione del fatto che i principali documenti riguardanti tale relazione, ovvero i mandati di pagamento eseguiti dai  maestri di casa e dagli altri dipendenti della corte, non possano essere considerati frutto della volontà di costoro, sebbene il maestro di casa resti, incontrovertibilmente, il mediatore tra signore ed artisti. D’altra parte, tuttavia, l’esempio del contratto stipulato da pittori e indoratori, convocati, nel 1631, per decorare il palazzo del Cardinal Borghese in cui è direttamente chiamato il maggiordomo (“piglieranno a fare le pitture […] secondo sarà ordinato da Sua Eminenza da monsignor maggiordomo”[5]) resta di indubbio interesse a sostegno dell’ipotesi cautamente avanzata dalla Gozzano, anzi, potrebbe altresì aggiungersi che in questo caso il maggiordomo possa talora identificarsi o, quanto meno, svolgere il ruolo di ‘consigliere iconografico’[6], figura intermedia tra artista e committente e compilatore o suggeritore dei programmi iconografici, in alcuni dei maggiori cantieri almeno dal Rinascimento in avanti.
Se le informazioni contenute nei trattati hanno valore normativo, come sottolinea lecitamente la studiosa, e alle stesse fanno riscontro molti dei documenti emersi, utili a chiarire soprattutto la questione riguardante gli acquisti di opere d’arte, resta il problema del “gusto” di costoro. Quest’ultimo aspetto - in verità di carattere nodale - è al centro della terza e ultima parte del volume (che si conclude con una densa quanto utile Appendice documentaria). Qui vengono esaminati otto casi di guardaroba e maestri di casa, per i quali si presentano sei inventari, due dei quali inediti. L’esame delle fonti documentarie consente all’autrice di ritornare con maggiori possibilità esegetiche su figure note agli studi quali Girolamo Mercuri e Niccolò Simonelli, ma anche di tracciare un profilo storico di gentiluomini, fin qui sostanzialmente sconosciuti, come Niccolò Foresta e Giovan Giacomo Ramoino, maestri di casa rispettivamente dei principi Lorenzo Onofrio e Filippo II Colonna e del marchese Marcello Rondinini. Ne esce fuori una galleria di ritratti assai diversificata per possibilità economiche e scelte artistiche. La cautela, dai tratti neopositivistici che caratterizza il lavoro della studiosa, sconsiglia la stessa dal trattare gli otto casi attraverso un’analisi deliberatamente comparata della questione; d’altra parte i casi esaminati - ancorché possano assumere un valore paradigmatico - restano pur sempre ancora largamente insufficienti per tracciare un disegno completo dell’oltremodo complessa situazione della Roma secentesca. Nondimeno l’analisi in forma di profili autonomi non impedisce di comprendere, attraverso il confronto tra le otto figure esaminate, allignanti analogie e profonde difformità, all’interno di una intricata trama in cui affiorano rapporti personali con gli artisti, come attesta la vicenda del Simonelli, ma anche determinanti passioni verso gli “oggetti galanti” come testimonia il caso di Niccolò Foresta.


Note

[1] G. Fragnito, Buone maniere e professionalità nelle Corti romane del Cinque e Seicento, in A. Quondam e G. Patrizi (a cura di), Educare il corpo educare la parola nella trattatistica del Rinascimento, Roma 1998, pp. 77-110.
[2] N. Gozzano, La pratica del collezionare: i trattati seicenteschi sui Maestri di Casa, in “Schifanoia”, 24/25, 2003(2004), pp. 275–285. Invero il contributo conteneva in nuce alcuni degli elementi fondamentali che scandiscono l’architettura del volume, oggetto di questa recensione. In particolare la possibilità di porre in relazione i trattati con l’esercizio del collezionismo nelle corti romane del secolo decimosettimo.
[3] Introduzione, in R. Villari (a cura di), L’uomo barocco, Roma-Bari 2005⁴, p. XI.
[4] Un utile studio dedicato al tema delle corti e all’apparato decorativo dei palazzi romani secenteschi è offerta in: S. Walker e F. Hammond (a cura di), Life and Arts in the Baroque Palaces of Rome: ambiente barocco, New Haven 1999; si veda inoltre F. Calcaterra, Corti e cortigiani nella Roma barocca, Roma 2016. Sulla corte e sulla “famiglia” del signore si veda anche C. Mozzarelli (a cura di), «Familia» del principe e famiglia aristocratica, Roma 1988.
[5] Sul documento cfr. E. Fumagalli, Palazzo Borghese. Committenza e decorazione privata, Roma 1994, p. 98, nn. 105-106, richiamato in N. Gozzano, Lo specchio della corte, cit., p. 70.
[6] Per l’analisi di questa figura rinvio a A. Pinelli, Postfazione a S. Settis, Artisti e committenti fra Quattro e Cinquecento, Torino 2010, in part. pp. 223-224.

Francesco Lofano

Dopo il Diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte presso l’Università di Siena, ha conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Università di Bari (con la supervisione estera del Prof. Sebastian Schütze). Attualmente è borsista presso il Francis Haskell Memorial Fund.
I suoi interessi prevalenti riguardano l’arte meridionale in età barocca, con numerosi studi su riviste (“Storia dell’arte”, “Napoli Nobilissima”, “Burlington Magazine”, “Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, “Ricerche di Storia dell’arte”, “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”) e in volumi collettanei e atti di convegni. Ha organizzato, in collaborazione con Stefan Albl, il convegno sull’iconografia dei filosofi nel Seicento presso l’Istituto Austriaco di Roma, curandone gli Atti (I filosofi antichi nell’arte italiana del Seicento. Stile, iconografia, contesti, Roma 2017). Ha in corso di pubblicazione una monografia su Cesare e Francesco Fracanzano.


Comments are closed.

    Archivio

    Gennaio 2023
    Marzo 2022
    Aprile 2021
    Gennaio 2021
    Ottobre 2020
    Gennaio 2018
    Ottobre 2017
    Luglio 2017

    Categorie

    Tutti
    Archeologia
    Archivi
    Arte
    Arte Presepiale
    Artigianato
    Audience Analysis
    Beni Culturali
    Biblioteche
    Borghi D'Italia
    Comunicazione
    Convegni
    Cultura
    Danza
    Economia
    Economia Della Cultura
    EDITORIALE
    FOCUS
    Gestione
    Governance
    Impresa Culturale
    In Viaggio Con Edwige
    Libri
    Linguaggi
    Memoria
    Moda
    Mostre
    Musei
    Musica
    News
    Paesaggi
    Performing Arts
    Poesia
    Poesia Dei Territori
    Ricerche Storiche
    Storia
    Teatro
    Teatro Di Figura
    Tecnologie Applicate
    Territorio
    Terzo Settore
    Turismo
    Unesco
    Uomini
    Visual-art

    Feed RSS

    Scarica qui i numeri completi della Rivista

    ilgiornaledikinetès_n8_2023.pdf
    File Size: 5476 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_n7_2022.pdf
    File Size: 9342 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_n6_2021.pdf
    File Size: 10740 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_n5_2021.pdf
    File Size: 12088 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_4__2020_.pdf
    File Size: 6415 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_n2-2017.pdf
    File Size: 8158 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

    ilgiornaledikinetès_n1-2017.pdf
    File Size: 3946 kb
    File Type: pdf
    Scarica file

Foto
Foto

​​Tutti i diritti sono riservati  ​
​© Kinetès-Arte. Cultura. Ricerca. Impresa. 2016

Contatti

📍    Via Salvator Rosa, 27 - 82100 Benevento 
📞  +39 328 0095222 | +39 320 0359276 
📧  info@kinetes.com
​
Kinetès Srl | P. IVA 01663500625
kinetes.srl@pec.it
​

Kinetès APS | C.F. 92064970624
kinetes@pec.it
​

    Scopri le novità Kinetès e segui i nostri eventi!

Iscriviti alla newsletter