di Camilla Barberini
La strategia complessiva, per governare un territorio come quello dell’Italia meridionale, dovrebbe essere globalmente orientata a perseguire innovazione, originalità, ricerca scientifica e tecnologica: queste sono le leve dello sviluppo economico, sociale e culturale. Ciò vale soprattutto per le aree interne del Mezzogiorno, un tempo definite di «osso» a causa della loro forte marginalità economica. È quanto emerge da questo volume che costituisce un punto di arrivo, ma ancor più un nuovo punto di partenza, di un lungo e articolato percorso di ricerche, sperimentazioni, dibattiti e innumerevoli occasioni di confronto scientifico avviato da Futuridea, associazione per l’innovazione utile e sostenibile, nata a Benevento nel maggio 2008, con la precisa finalità di promuovere ed attuare una strategia di sviluppo eco-sostenibile. di Lucrezia Delli Veneri
Il volume è frutto di una visione multidisciplinare cui hanno contribuito storici, geografi, sociologi, demografi, giuristi, economisti, agronomi, forestali e architetti, che costituiscono il nucleo di studiosi del Centro ArIA (Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini) istituito presso l’Università del Molise e inaugurato a Campobasso, il 22 aprile 2016, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. di Lucrezia Delli Veneri
In un momento storico in cui i beni culturali sembrano essere appannaggio esclusivo di esperti di diritto, economia, marketing, l’attenzione rigorosamente e storicamente strutturata di Andrea Ragusa, storico dell’età contemporanea, al patrimonio culturale ed ambientale italiano, solleva un problema di cui mi sento di condividere l’assoluta gravità: la presenza cioè di un largo stuolo di umanisti (storici dell’arte, dell’economia, del sociale, ma anche archeologi, musicologi, ecc) rimasti tagliati fuori o – peggio – totalmente disinteressatisi a un contesto che, invece, dovrebbe loro forse appartenere di diritto. di Verdiana Perrotta
Tomaso Montanari, storico dell’arte e docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università Federico II di Napoli, è da sempre impegnato nella riappropriazione del sapere critico della storia dell’arte, irretita ormai da diversi anni nell’industria dell’intrattenimento culturale e vittima e strumento dei media e della politica. In sole 150 pagine affronta uno dei dibattiti contemporanei più accesi sul bene comune, rispondendo alle domande più frequenti e preoccupandosi, ancor prima d’intervenire con il proprio personale parere, d’informare il pubblico sul perché della sua presa di posizione. |
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Marzo 2022
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