di Antonio Ciaschi Il libro in recensione nasce a seguito di un confronto tra studiosi di varie discipline organizzato lo scorso 6 dicembre 2018 in occasione dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. In questi ultimi decenni le politiche di valorizzazione di queste preziose testimonianze del passato sono state centrali nelle politiche di sviluppo dell’Unione Europea con un duplice fine: da una parte si è incoraggiata l’affermazione di una identità rispettosa delle singole diversità culturali che compongono il mosaico geopolitico continentale e dall’altra si sono potuti innescare virtuosi processi di sviluppo territoriale, come ad esempio il turismo culturale. La recente ratifica definitiva da parte del Parlamento italiano della Convezione di Faro 2006, pone il dibattito sui temi della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali verso nuovi significati e aperture. Difatti, se da un verso si introduce una visione più ampia di patrimonio culturale, inteso come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, dall’altro si afferma il diritto da parte delle comunità locali stesse di esprimere la propria volontà in tema di tutela e di fruizione della propria risorsa culturale. Negli ultimi decenni, più segnatamente per l’insieme dei beni tangibili, è emersa sempre con maggior forza ed evidenza l’implicazione tra tutela del patrimonio culturale e utilizzo turistico dei reperti, dove nella maggioranza dei casi si è trattata di una azione eterodiretta, senza nessun coinvolgimento della comunità insediata, erede e custode dei beni stessi. Del resto, il pericolo dei danni prodotti al patrimonio dall’eccessiva turistificazione è stato di recente un argomento molto dibattuto da parte di qualificati autori, come Salvatore Settis, Tommaso Montanari e Marco D’Eramo. L’eccessivo impatto turistico provocato in alcune città d’arte, tanto belle quanto fragili, come Venezia o Firenze, ha generato oltre ai danni materiali ai manufatti storici anche forme di insofferenza da parte della stessa popolazione cittadina. Se il turismo in alcune aree marginali può rappresentare il motore per avviare un virtuoso percorso di sviluppo socio-economico, sempre all’insegna della sostenibilità, al contrario per quei luoghi che già richiamano consistenti flussi turistici, il patrimonio risulta fortemente minacciato nella sua integrità, per cui si rende necessaria l’adozione di particolari misure di contenimento. Come è noto, la recente pandemia ha prodotto una significativa battuta d’arresto all’intero settore turistico. Secondo alcune accreditate previsioni, i flussi turistici riprenderanno con una certa consistenza solo dopo il 2022. In particolare, il segmento del turismo culturale potrebbe essere tra i primi a dare segnali di ripresa, per cui si ritroverà in un mercato caratterizzato da numerose incertezze e altamente competitivo. Il libro è preceduto da una prefazione a firma dei curatori, dove è illustrato in maniera semplice e lineare il percorso evolutivo del concetto di cultura e quindi quello di patrimonio, una importante premessa per i contribuiti successivi. Questi ultimi affrontano diversi argomenti riguardanti lo studio e le conseguenti politiche di tutela e di valorizzazione sia del patrimonio materiale e sia di quello immateriale, offrendo al lettore numerosi spunti di riflessione e di interpretazione. I vari argomenti trattati sono esposti con linguaggio chiaro e semplice, di facile comprensione, anche per non esperti in materia. Il libro, pertanto, non è solo destinato a un pubblico riferito al mondo scientifico e accademico, ma anche ai professionisti del settore e agli amministratori locali che sono chiamati a compiere scelte importantissime nei mesi a venire.
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