Enrica Donisi, Enrico Caruso e la Scuola ciandelliana, Guida Editori, Napoli 2019, pp. 208.30/1/2023
di Camilla Barberini Enrico Caruso e la Scuola ciandelliana è una testimonianza diretta e appassionata che ripercorre, senza dubbio, l’esistenza di Enrico Caruso, scrive Giampaolo Lazzeri, presidente nazionale ANBIMA (Associazione Nazionale delle Bande Italiane Musicali Autonome). È un libro «speciale» per Antonio Palma, già presidente del Conservatorio di Napoli e per altre illustri firme: esperti della canzone napoletana, delle bande e dell’istruzione musicale. Il volume è patrocinato dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della scomparsa di Enrico Caruso, dall’Ambasciata del Cile e dal DIRAC (Divisione Culture, Arti, Patrimonio e Diplomazia Pubblica del Ministero degli Affari Esteri del Cile). La Donisi, attraverso l’analisi di documenti in gran parte archivistici, è riuscita a ricostruire la formazione di Enrico Caruso e il contesto in cui si è esibito negli anni a cavallo fra la non notorietà e la fama. C’è un «prima» e un «dopo». Fino ad adesso sulla formazione di Enrico Caruso si conosceva poco, ancor meno sul maestro che segnato la svolta della sua carriera: Vincenzo Lombardi, un eccellente direttore d'orchestra e docente di canto, figlio e allievo di Michele, uno studente di violoncello dell’Orfanotrofio di San Lorenzo in Aversa. La Donisi estende il contesto in cui si forma il giovane Caruso e, attraverso una scientifica ricostruzione filologica, fa venire alla luce aspetti artistici ancora oscuri e musicisti caduti in oblio. Le eccellenti scuole di musica dell’Orfanotrofio di San Lorenzo -scoperte, come è noto, dalla Donisi- per lunghi anni hanno condiviso con il Conservatorio di Napoli professori di fama quali Gaetano Ciandelli, Onorio de Vito e Ferdinando Pinto quindi anche i loro i metodi d’insegnamento e i testi didattici. Questo libro rappresenta un’altra tappa del filone di ricerca scientifica al quale la studiosa si sta dedicando da circa vent’anni. Ci offre aspetti ancora sconosciuti di questi compositori e conferma Gaetano Ciandelli -altra scoperta della Studiosa- come punto di riferimento internazionale anche per autori grandi come Ole Bornemann Bull. In un destino comune ai suoi compagni dell’Istituto aversano, Michele Lombardi si arruola. Congedatosi dopo l’Unità d’Italia, si stabilisce a Napoli dove si inserisce nell’elitario ambiente ciandelliano. Egli è una figura di primo piano sulla scena musicale napoletana. Della vivacità dell’ambiente ciandelliano beneficiano anche i figli, appartenenti a un gruppo di artisti istruiti in detta Scuola. Vincenzo Lombardi insegna nel Conservatorio di Napoli e dirige l’orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli. Il debutto napoletano de La cavalleria rusticana segna il suo sodalizio con Pietro Mascagni che lo vuole con sé a dirigere altre opere e a occupare la cattedra di canto nel Liceo musicale di Pesaro, anche rispetto a questo la Donisi ci offre notizie inedite e poco conosciute su Mascagni. Vincenzo Lombardi ha diretto le orchestre dei massimi teatri in Italia e a Lisbona dove ha insegnato canto anche al Re del Portogallo. I fratelli prendono strade diverse. Nunzia è arpista e cantante. Giuseppe si trasferisce a Malta dove innesta la Scuola ciandelliana. La Donisi offre quindi uno spaccato sulla musica a Malta e su altri ciandelliani che hanno lavorato sull’Isola. Carlo eredita il posto del padre come violoncello nel Teatro di San Carlo di Napoli. Enrico Caruso si è esibito da tenore con Carlo Lombardi e Salvatore Cajati, un violinista che ha fatto parte del Quartetto di Luigi Stefano Giarda, il musicista che ha esportato il metodo ciandelliano in Cile. La Scuola ciandelliana è il fulcro del contesto in cui Enrico Caruso si è formato. Più la Donisi si affacciava alle musiche e agli artisti vicino a Caruso e più le si spalancavano le porte per altre indagini, porte finora mai dischiuse. Come in un puzzle ogni tassello veniva necessariamente collocato in una posizione logica, filologica, artistica. La Studiosa ha dimostrato che il metodo di Giovanni Bottesini è stato ideato da Gaetano Negri, allievo di Ciandelli e caposcuola di una pregiata e sconosciuta Scuola contrabbassistica. La Scuola ciandelliana mette radici in Puglia grazie a Pasquale La Rotella, allievo di Giuseppe Cotrufo, caposcuola di una pregiata scuola organistica, docente di pianoforte, e di canto. Questi sono frutti della viva sensibilità dei ciandelliani alla sperimentazione timbrica e alle potenzialità degli strumenti, insegnamenti forniti da Paganini, Ciandelli, De Vito e Giuseppe Scielzo. Diversi esponenti delle famiglie Ruta, Cottrau e Mugnone fanno capo a Ciandelli. Le prime due famiglie hanno contribuito anche alla causa risorgimentale: in tal senso una parte del gruppo ciandelliano si sta rivelando fautore di un’organizzazione sistematica di prim’ordine la cui complessità attende di venire pienamente alla luce. Tra Risorgimento, Unità d’Italia e canzoni napoletane si approda ancora all’arte di Enrico Caruso. Con le canzoni napoletane ecco prorompere la festa di Piedigrotta con tutta l’irruenza e l’allegria che trascina con sé. Dunque ancora notizie, scoperte e spunti per ulteriori indagini. Importanti sono stati i legami di Caruso con Gaetano Scognamiglio, sul quale la studiosa si ferma, ma anche Francesco Paolo Tosti e Federico Corrado. Queste e tante altre succose notizie da studiare e da riprendere, ad esempio Domenico La Boccetta e il suo allievo Crescenzo Buongiorno. Gli studiosi che si approcciano alle indagini storico musicali dal secolo XIX in poi devono necessariamente tener conto della scuola Ciandelliana e di questi nuovi aspetti su Enrico Caruso.
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