di Francesco Luciano INTRODUZIONE Il presente lavoro ha come oggetto una breve analisi della candidatura del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) e la sua iscrizione nella World Heritage List (da ora in poi WHL) dell'UNESCO[i]. Nel 1972 è stata approvata la Convenzione sulla protezione del Patrimonio Culturale e Naturale mondiale, entrata in vigore nel 1975. A più di quarant'anni dalla sua approvazione, il testo in questione rappresenta ancora oggi uno dei dispositivi internazionali di tutela e valorizzazione maggiormente consolidati, anche per l'importante contributo fornito da organizzazioni quali l'ICOMOS, l'IUCN e l'ICCROM. Il sito seriale[ii] Italia Langobardorum (nome dell’associazione che “gestisce” le attività di rete del sito) rappresenta nel panorama italiano un unicum nel suo genere; le tante componenti che ne fanno parte, dai vari Comuni, alle Regioni, dalle Province alle varie associazioni quali il FAI o la Fondazione CAB, hanno collaborato in maniera continua per raggiungere il prestigioso riconoscimento nel giugno del 2011. I Comuni del sito seriale rappresentano la specificità/unicità della cultura longobarda e l'eccezionalità/universalità del suo portato nella formazione dell'Europa Medievale. Testimonianze di cultura urbana a Cividale del Friuli, di complesso monastico a Brescia, di insediamento castrense a Castelseprio – Gornate Olona, di edifici di culto delle elités a Spoleto e Campello sul Clitunno, di cappella votiva a Benevento e di santuario nazionale dei Longobardi a Monte Sant'Angelo. Sono state individuate le esperienze artistico-architettoniche meglio conservate e che in modo particolare esprimono il valore della cultura longobarda configurandosi come l'autentica espressione del potere esercitato dai Longobardi. La WHL ha subito importanti modifiche a partire dall’ultimo decennio del ‘900, in quanto sono state introdotte nuove categorie di siti meritevoli di essere iscritti nella Lista, per garantire una più equa rappresentanza tra gli Stati parte della Convenzione[i]. LA WORLD HERITAGE LIST La WHL è uno strumento che ha riscosso un enorme successo dal momento della sua attivazione, così come la Convenzione di riferimento; un successo dovuto, oltre al prestigio “concesso” ai paesi che raggiungono l'iscrizione nella Lista, al messaggio universale insito nella Convenzione. La popolazione mondiale riconosce ai siti sotto la tutela dell'UNESCO, eccellenza e qualità eccezionali. Il 50% dei siti iscritti nella WHL si trova in Europa, principalmente in Europa occidentale. Lo scarso equilibrio interno alla Lista è stato evidenziato sin dal 1993; uno studio dell' ICOMOS relativo agli anni 1987-1993 ha confermato una presenza predominante delle città storiche, dei monumenti religiosi euro-occidentali e della gran parte delle loro manifestazioni culturali. Questa situazione è risultata decisiva per l'elaborazione della c.d. Global Strategy, nel Dicembre del 1994. Si è cercato di rendere maggiormente credibile l'operato della WHL e il bilanciamento al suo interno, ascoltando le richieste dei Paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina meno rappresentati. Sono state introdotte alcune innovazioni quali: l'invito rivolto agli Stati non aderenti a ratificare la Convenzione e sviluppare le successive Tentative List riguardanti beni appartenenti a regioni e categorie poco rappresentate; la richiesta agli Stati già ampiamente rappresentati di sospendere in maniera volontaria le proprie candidature, soprattutto quelle riguardanti il patrimonio culturale. Nelle Operational Guidelines del 1980 fu introdotta la possibilità di avanzare candidature seriali e transnazionali. Agli Stati parte era concessa la possibilità di proporre in un'unica candidatura una serie di beni, disposti anche in aree geografiche distinte e lontane, purché appartenenti allo stesso “gruppo storico-culturale”; in quest’ottica, presentare delle candidature secondo la “vecchia logica” del monumento singolo, del centro storico, dell'area archeologica viene sconsigliata dall'Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO[ii] presso il MiBACT (anche perché negli ultimi anni il Comitato[iii] tende a rimandare in prima battuta le candidature degli Stati più rappresentati), che stimola le comunità locali ad avanzare candidature seriali. La “nuova frontiera” è costituita dai percorsi culturali, che sono in grado di racchiudere sia la componente tangibile del patrimonio (il bene in sé e la sua vicenda storico-artistica), sia la componente intangibile (la matrice antropologico-culturale che può accomunare alcuni siti). I LONGOBARDI IN ITALIA. I LUOGHI DEL POTERE (568-774 D.C.) Il sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) può essere annoverato tra i percorsi culturali. La sintesi degli stili architettonici Longobardi ha segnato il passaggio dall'antichità al Medioevo europeo, attingendo al patrimonio della Roma antica, spiritualità cristiana, influenza bizantina e germanica del nord Europa. La struttura seriale testimonia il ruolo importante svolto dai Longobardi “nello sviluppo spirituale e culturale del cristianesimo medievale europeo, in particolare nel rafforzamento del nascente movimento monastico”[iv]. Inoltre, risulta centrale il tema del viaggio in relazione ai Longobardi, che oggi assume un valore specifico quale strumento di crescita del singolo e come fattore di sviluppo del dialogo interculturale. Sin dal 2003, anno in cui è stata avviata la collaborazione tra le aree longobarde del Nord Italia, è stata considerata l'opportunità di dare vita ad un “corridoio Geo-culturale europeo” dalla Scandinavia all'Italia del Sud, in ragione del “viaggio” compiuto dai Longobardi. La candidatura del sito seriale I Longobardi in Italia rappresenta un caso particolare all'interno del panorama dei siti UNESCO italiani. Il comune patrimonio longobardo ha dato vita ad una candidatura che ha coinvolto numerosi soggetti istituzionali ed interlocutori sociali. Le Regioni Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria, Campania e Puglia; le Province di Udine, Brescia, Varese, Perugia, Benevento e Foggia; i Comuni di Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Gornate Olona, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte Sant'Angelo; l'Arcidiocesi di Spoleto – Norcia e l'Arcidiocesi di Benevento; l'Ente Parco Nazionale del Gargano, la Comunità Montana del Gargano, la Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano; la Fondazione CAB – Istituto Cultura Giovanni Folonari, il FAI, il Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo – CISAM e il Centro di Studi Micaelici e Garganici. Tra il 1996 e il 1999, l'Amministrazione comunale di Cividale del Friuli aveva avanzato la richiesta all'Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale del MiBACT di iscrivere il sito “Il centro storico di Cividale e il Tempietto longobardo” all'interno della Tentative List italiana; il progetto fu però accantonato per qualche anno e dal 2003 il Comune di Brescia aveva sviluppato proposte di collaborazione per la promozione del turismo sociale, essendo legata a Cividale dalla comune matrice longobarda. L'anno seguente venne progettata la creazione di un “itinerario comune longobardo” basato su una proposta di due gruppi di lavoro: i Forum delle Associazioni per la Promozione dello Sviluppo Sociale di Cividale e di Brescia. Si arrivò alla proposta di un quel percorso “Geo-culturale europeo”[v] di matrice longobarda, che potesse interessare anche i Paesi del Nord Europa. Nello stesso anno, il Comune di Cividale del Friuli decise di presentare una valida candidatura, riguardante il patrimonio culturale longobardo; si istituì un Gruppo di lavoro costituito da rappresentanti degli Enti pubblici e delle Istituzioni della regione FVG competenti per la gestione del territorio, per implementare azioni e progetti relativi alla valorizzazione del patrimonio della città. Proprio in quest’ottica, nel 2006 presero avvio i lavori per la predisposizione della candidatura, che comprendeva solo i tre attuali centri del potere longobardo del Nord Italia: Cividale, Brescia e Castelseprio. La candidatura “Cividale ed i primi siti Longobardi del potere in Italia” venne ufficialmente inclusa nella Tentative List italiana. Nello stesso anno venne introdotta la candidatura “Monte Sant'Angelo e la Via Sacra Langobardorum”, riguardante l'antica Via Traiana, divenuta a partire dalla dominazione longobarda la principale arteria di pellegrinaggio verso il Santuario di San Michele al Gargano. Si era giunti alla predisposizione di due diverse candidature concernenti lo stesso popolo, la stessa cultura e implementate dallo stesso Stato. Proprio per queste motivazioni si rese necessario estendere e promuovere la candidatura dei luoghi Longobardi del Nord Italia, ad alcune aree del Centro-Sud della penisola. Nel 2007 l'Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO presso il MiBACT, ha promosso la nuova candidatura “Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)” che comprendeva anche i Comuni di Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte Sant'Angelo. L'impegno era quello di redigere il dossier di candidatura e il piano di gestione entro i tempi prestabiliti, al fine di presentare ufficialmente la richiesta all’UNESCO entro il gennaio 2008; nel marzo dello stesso anno l’UNESCO ha accettato la candidatura che è stata sottopopsta alla valutazione dei tecnici dell’ICOMOS, che possono proporre tre tipi di Raccomandazioni[vi] (Advisory Body Evalutation) al Comitato del Patrimonio Mondiale, a cui ovviamente spetta l'ultimo giudizio. La valutazione dell'ICOMOS, riguardante la prima candidatura del sito “Italia Langobardorum”, ha comportato una richiesta di deferral; nel 2009, durante la sua sessione numero 33 tenutasi a Siviglia, il Comitato ha adottato la Raccomandazione fornita dall'ICOMOS (l'Associazione Italia Langobardorum aveva ritirato la propria candidatura prima dell'esame finale del Comitato), che suggeriva una serie di modifiche tecniche e di analisi da approfondire; in aggiunta alle ispezioni nei vari luoghi tenuta nel 2008, i tecnici dell'ICOMOS hanno consultato un nutrito gruppo di “esperti indipendenti” del popolo longobardo (tra cui il Professor Hjalmar Torp, Emerito dell’Università di Oslo), e della letteratura sul tema[vii]. In seguito alle richieste avanzate dall'UNESCO, l'Associazione ha ripresentato la candidatura nel gennaio 2010 (il nome Italia Langobardorum della prima candidatura, è diventato il logo della rete) e l'ICOMOS ha effettuato una seconda ispezione valutativa nel settembre dello stesso anno; l'Italia ha fornito le ulteriori informazioni richieste elaborando anche “un unico documento compilativo” sulle attività/azioni sviluppate e da sviluppare relative alla gestione del sito. La documentazione fornita è stata approvata nel suo complesso nel marzo 2011 e nella sua 35° sessione, svoltasi a Parigi il 25 giugno dello stesso anno, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha riconosciuto il sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 D.C.) Patrimonio dell'umanità inserendolo nella World Heritage List (in fig. 1 il sito Benevento così come è stato inserito nella WHL). L'iscrizione di un sito all'interno della WHL implica non solo un grande riconoscimento per il suo valore eccezionale ed universale, ma anche e soprattutto un grande impegno per un'appropriata e consapevole gestione. Tramite le Operational Guidelines l'UNESCO ha cercato di incoraggiare gli Stati parte della Convenzione ad elaborare e presentare un piano di gestione adeguato e obbligatorio per tutti i siti, che possa specificare come il valore universale eccezionale del sito sarà mantenuto, possibilmente attraverso processi partecipativi; le disposizioni elaborate dall'UNESCO non hanno la pretesa sviluppare un modello da seguire per la redazione del piano e riconoscono un'ampia discrezionalità d'azione, delegando ad ogni Stato membro la scelta migliore per lo sviluppo del piano. Risultano elementi essenziali: a) un'approfondita conoscenza del sito condivisa da tutti i soggetti portatori d'interesse (stakeholder); b) un ciclo di pianificazione, implementazione, monitoraggio, valutazione e feedback; c) il coinvolgimento di tutti i soggetti responsabili del sito e dei diversi stakeholder; d) lo stanziamento delle risorse necessarie; e) la costruzione e la formazione di risorse e competenze per lo sviluppo del sito (capacity building); f) una descrizione trasparente e responsabile verso i soggetti esterni di come funziona il sistema di gestione. In Italia ha prevalso la scelta di elaborare un modello quanto più uniforme possibile, al fine di evitare linee guida differenti per ogni sito. Per dare seguito alle sollecitazioni dell'UNESCO e per creare una metodologia coordinata e condivisa, una Commissione consultiva, appositamente istituita, ha fornito le Linee guida per la redazione e l'attuazione dei piani di gestione. Queste direttive sono state precisate in maniera più esaustiva dall'Ufficio Lista Patrimonio Mondiale UNESCO, con il supporto della Società Ernst & Young, che ha sviluppato un modello da seguire per elaborare il documento in questione (fig. 2). LA COMPLESSITÀ GESTIONALE DEI SITI UNESCO In quest’ottica bisogna tener ben presente il livello superiore di complessità gestionale dei siti UNESCO: a) la gestione della WHL è attuata da un'entità sovranazionale, che però non ha poteri diretti sui singoli siti (sostanzialmente può solo cancellarli), dato che si rapporta con gli Stati parte, i quali, dal canto loro, hanno relazioni con i soggetti responsabili; b) la gestione è demandata a una molteplicità di soggetti organizzativi (come nel caso del sito Italia Langobardorum); c) possibili difficoltà nel raggiungere un buon livello di cooperazione, anche per via delle possibili dicotomie (fra tutela e valorizzazione, come fra conservazione e turismo). Proprio per superare queste criticità e per garantire una corretta implementazione del piano di gestione è necessario sviluppare un adeguato sistema di monitoraggio e feedback, per analizzare e valutare i risultati effettivamente raggiunti rispetto agli obiettivi programmati (in fig. 3 gli obiettivi e le priorità elaborati nel Quadro Strategico nazionale). Il monitoraggio proposto per i piani di gestione si basa su indicatori di performance[i] e sui report[ii], prospettati entrambi sia in fase di pianificazione che in fase operativa; la complessità del sistema di controllo aumenta tenendo anche presente l'eterogeneità e la molteplicità delle variabili considerate, ma anche la vastità e l'incertezza del campo di osservazione. Da uno studio del 2012, effettuato su 47 siti, relativo allo stato di applicazione dei piani di gestione UNESCO in Italia, si evince che in 25 siti (il 53,2%) il piano è stato completato (di cui solo 12 hanno predisposto una sezione relativa ai sistemi di monitoraggio e solo in 2 casi si è giunti all'effettiva fase di misurazione); in 6 siti (il 12%) il piano è in fase avanzata; in 16 siti (il 34%) la realizzazione del piano è in ritardo o inesistente. Nel nostro caso di analisi le complessità aumentano anche in virtù dell'eterogeneità territoriale del sito che determina, in alcuni casi, una differenziazione notevole dovuta al diverso sviluppo socio-economico delle aree geografiche (nella fig. 4 il risultato di uno studio elaborato qualche anno fa dalla Fondazione CENSIS e l' UPI – Unione Province Italiane, che hanno sviluppato un'analisi socio-economica dei Territori delle Province). Fig. 4 – Posizionamento dei gruppi tipologici rispetto ai due assi fattoriali. Fonte - http://www.ueonline.it/contributi_news/Sintesi-Rapporto-UPI-CENSIS.pdf. Il territorio italiano è stato declinato in cinque gruppi tipologici: le Province della densità affluente del Centro-Nord, le Province della solidità industriale, le Province dell'Italia mediana, le Province del Mezzogiorno in transizione, le Province della rarefazione soggettuale e della dipendenza. La città di Benevento fa parte del gruppo più problematico, rappresentato dalle Province della rarefazione soggettuale e della dipendenza; Il percorso del sito seriale dei Longobardi ha rappresentato un punto di svolta per quanto riguarda la redazione dei piani di gestione, in quanto ha costituito uno dei primi casi italiani in cui il piano è stato elaborato prima dell'inserimento nella WHL, in concomitanza con lo sviluppo del dossier di candidatura. A quasi sei anni di distanza dall’importante riconoscimento, sarebbe necessaria un’accurata valutazione dei risultati raggiunti e delle problematiche evidenziate; una valutazione implementata dall’associazione Italia Langobardorum ma soprattutto dai comuni interessati (a partire da Benevento), per capire quanto le comunità locali abbiano sviluppato quei processi partecipativi alla base di una corretta gestione del patrimonio culturale. NOTE [1] L'organizzazione, istituita nel 1945, contribuisce alla pace e alla sicurezza nel mondo attraverso l'educazione, la scienza e la cultura, ha sviluppato nel corso degli anni alcune Convenzioni relative alla salvaguardia dei Beni Culturali. [1] Una delle tipologie di siti previste dalla Convenzione del 1972 e dalle sue Operational Guidelines. [1] La Lista del Patrimonio Mondiale (WHL) per la Convenzione del 1972 è attualmente costituita da 1052 siti, di cui 814 culturali, 203 naturali, 35 misti, appartenenti a 165 Stati, mentre i beni inseriti nella Lista del Patrimonio in Pericolo sono 55. Dal 1978, primo anno in cui si sono registrate iscrizioni nella WHL, si sono avute circa 30 iscrizioni all'anno (nel 1980 solo 7, nel 2011 5, mentre nel 2000 sono state accettate 61 candidature). Per tutte le informazioni relative alla Lista del Patrimonio Mondiale e ai siti iscritti vedi http://whc.unesco.org/en/list/ e per la Lista del Patrimonio in Pericolo vedi http://whc.unesco.org/en/danger/. [1] Per tutte le altre notizie relative all'Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO presso il MiBACT cfr. http://www.unesco.beniculturali.it/index.php?it/23/attivit. [1] Per tutte le informazioni relative al Comitato Cfr. http://whc.unesco.org/en/committee/. [1] Cfr. l'ufficiale descrizione dell'UNESCO in http://whc.unesco.org/en/list/1318. [1] http://www.italialangobardorum.it/eng/sito/candidaturaunesco/origini_candidatura.asp. [1] A) i siti proposti per l'iscrizione senza riserva; B) i siti non raccomandati per l'iscrizione; C) le candidature soggette a rinvio-referral o differimento-deferral. Il referral consiglia di inserire ulteriori informazioni nel quadro completo della candidatura, che potrà essere ripresentata alla successiva sessione del Comitato che valuterà le informazioni supplementari; il deferral consiglia una “substantial revision” da parte dello Stato in questione, così che la candidatura possa essere sottoposta ad un nuovo ciclo di valutazione completo. Per tutte le informazioni dettagliate sull’argomento vedi le Linee guida in http://whc.unesco.org/archive/opguide12-en.pdf. [1] P. Diacono, Storia dei Longobardi, Capo, L. (ed.), Vicenza, 1992; B. Effros, Merovingian Mortuary Archeology and making the Early Middle Age, Berkley, 2003; S. Gasparri, Il regno dei Longobardi in Italia. Acheologia, società, istituzioni, Spoleto, 2004; G.C. Menis, A. Rizzi, Friaul lebt. 2000 Jahre Kultur im Herzen Europa, Vienne / Fribourg / Kassel, Herder, 1978. [1] Indicatori economico-finanziari, sulla qualità dei servizi realizzati, sulla qualità organizzativa interna, sullo sviluppo delle conoscenze e delle competenze interne, sullo sviluppo di tecnologie innovative, sulla qualità delle relazioni con gli interlocutori sociali. Un secondo piano di osservazione riguarda i risultati raggiunti sul territorio di riferimento, in termini di valorizzazione del patrimonio in questione e di sviluppo culturale, sociale ed economico territoriale. [1] Un secondo piano di osservazione riguarda i risultati raggiunti sul territorio di riferimento, in termini di valorizzazione del patrimonio in questione e di sviluppo culturale, sociale ed economico territoriale.
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