di Marina Caterina Magnani Incontro Chiara Voliani nel suo laboratorio atelier in Toscana, a San Giuliano Terme, fra il mare e i monti pisani. È una grande stanza dove domina il rosso: dal divano, al pavimento veneziano, al biocamino alla parete. Luminosissima, una finestra enorme. Al centro sopra e intorno a un grande tavolo i suoi gioielli scultura, che si incastonano negli arredi industriali e nei ripiani in legno. «A me piacciono le cose vissute» mi dice Chiara «questa è la mia casa, non potevo lavorare in un posto che non fosse proprio mio». Cinquantatré anni, nata a Livorno, Chiara è una donna che occupa con sicurezza lo spazio, il suo stile è inconfondibile, ora è vestita di chiaro e gli abiti, dai pantaloni alla blusa, mescolano con sapienza tagli maschili e morbidezze femminili. Naturalmente indossa le sue gioie. Anelli, bracciali e collane, che uniscono corpo e luce e leggerezza, proprio grazie alla tecnica con cui sono realizzati. Chiara Voliani è cresciuta e si è formata nel mondo della moda, sin da giovanissima. Subito dopo il liceo una scelta insolita: un corso di vetrinista, poi il lavoro nelle boutique nel centro storico di Pisa e nel frattempo anche l’Università, giurisprudenza. Una palestra continua. Sino alla svolta, alcuni anni fa, quando sceglie la sua strada: imprenditrice e designer di gioielli. Un percorso impegnativo, specie nell’ultimo anno di pandemia, ma che le sta dando moltissime soddisfazioni. Chiara non si ferma (quasi) mai, sempre in giro per l’Italia, un calendario fittissimo di impegni come si vede dal suo sito https://chiaravoliani.it/ o dalla sua agenda social dove è presente con il suo marchio. Due lettere scritte a mano “CV” per Chiara Voliani Gioielli Scultura, iniziali che ha tracciato lei stessa, semplici essenziali, quasi un’onda che si increspa. Chiara si mette comoda, prende fra le mani un sigarino, l’unico suo vezzo e vizio. «Posso, non ti disturba? Io non fumo, solo questo, ogni tanto». Per lei è quasi una rivendicazione del suo essere materico, anche della sua “livornesità”, come dice con un sorriso. Un’origine che rivendica con orgoglio e da cui ha tratto il senso concreto dell’esistenza, quell’evviva alla vita e alla sensorialità che poi trasmette nelle sue creazioni. Giro lo sguardo intorno e non vedo gioielli, ma opere da indossare. La mia attenzione va subito verso gli orecchini, la mia passione, e viene catturata da una serie di sfere di varie grandezze, d’argento, che Chiara Voliani stessa indossa. «Sono le pepite», mi spiega, «le faccio di varie dimensioni, per le donne minute come te andrebbero bene questi, provali». Li indosso e l’effetto è sorprendente per la quantità di luce che donano. Indugio a guardarmi allo specchio. Mi piacciono moltissimo, il tempo dell’intervista, ci penso. Qual è la tua ultima creazione? «Un chocker a catena, cioè una collana che si porta a mo’ di guinzaglio, con incastonato un grosso diamante di herkimer, un pezzo unico, come tutti i miei gioielli». Le tue ispirazioni? «Realizzo gioielli che si ispirano alla natura e al passato e che tuttavia hanno una componente molto rock e grintosa». Come realizzi i tuoi gioielli? «Modello a mano la resina dove incastono le pietre preziose e semipreziose, poi mando i pezzi “in galvanica” e le parti in resina vengono ricoperte in argento puro. Grazie a questa tecnica riesco a unire volume e leggerezza. Ultimamente sto anche sperimentando le placcature in oro rosa e in oro giallo. Quest’ultimo però lo amo poco, e allora lo rendo pallido e satinato. L’ultimo arrivato è il rutenio, un colore interessante, grigio piombo luminoso». Come scegli le pietre? «Amo usare pietre il più possibile grezze, preziose e semipreziose. Ne subisco il fascino, mi chiamano, spesso vado in negozi di minerali per trovare quello che cerco. Sono attratta tremendamente dal neutro, il diamante di herkimer per esempio ha un colore trasparente tendente al grigio. Meglio ancora se ha delle inclusioni, cioè delle imperfezioni interne, è ancora più affascinante. Insomma come nella vita. L’armonia è essere imperfetti, unici». I tuoi pezzi più iconici? «Le catene e gli anelli. Le catene mi piacciono moltissimo, c’è tutto un simbolismo che le circonda, legano ma rendono libere. Esorcizzano, dicono “guardami, non sarò mai schiava”». E gli anelli? «Le mani per me sono molto importanti. Ho sempre osservato le mani delle persone, le amo curate ma non eccessivamente, i miei anelli sono un bouquet che fiorisce tra le mani». Come nasce Chiara Voliani designer di gioielli? «C’è stato un incontro chiave con un’artista toscana attiva fra New York, Milano e Pisa, Giuliana Michelotti. Nei suoi confronti ho una grande riconoscenza, è stato un onore raccogliere la sua eredità, di fatto è come se fossi andata a bottega da lei, mi ha trasmesso la sua conoscenza delle tecniche e dei materiali». Che donna porta i tuoi gioielli? «Non è bionda, non è bruna, non è alta non è bassa, io non ho un modello costituito. Le donne che si innamorano dei miei gioielli hanno una spiccata personalità, “solo” questo». Fai anche monili per uomini? «Ci sono pezzi, fra placche e anelli che comprano anche gli uomini, ne sono sedotti. E tuttavia nel fare i miei gioielli, io penso soprattutto alle donne». Dove si possono comprare le tue creazioni? «Io ho ideato questa modalità di vendita che mi è valsa anche dei riconoscimenti e premi. Proprio perché il mio è un prodotto così particolare, faccio delle esposizioni temporanee in tutta Italia. Poi ci sono gli appuntamenti privati, direttamente a casa dei clienti». Quali i tuoi ultimi impegni? «Sono moltissimo in giro, ora sto preparando le valigie e sono in partenza per Benevento, l’altro ieri sera sono rientrata dalla Svizzera, sono moltissimi gli impegni di questa estate, e va benissimo così, il mio lavoro mi fa spesso incontrare persone e donne speciali». In una frase i tuoi gioielli. «Vestono e adornano, rendono le donne uniche perché sono pezzi unici, i miei gioielli scultura non sono alla moda, sono contemporanei». I commenti sono chiusi.
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