di Clarissa Fattoruso
Namasté amici lettori, un saluto dalla vostra Edwige. Ci eravamo lasciati un po’ di tempo fa con la mia ultima avventura a Manchester, in Inghilterra. A distanza di quasi due anni, e dopo innumerevoli altri viaggi fatti, mi ritrovo oggi a volervi raccontare della mia “spedizione" dal sapore piccante e speziato, dai colori rossi come il terriccio e dai profumi esotici intensi. Quest’oggi, infatti, ho deciso di parlarvi del paese del Taj-Mahal e delle mucche sacre. Sto parlando, cari lettori, dell’India.
di Carmine Aymone Simmo lazzari felici/gente ca nun trova cchiù pace/ quanno canta sse dispiace/ sempe pronta a se vuttà pe’ nu perdere l’addore… A sei anni dalla morte di Pino Daniele si continua a respirare la sua musica attraverso le sue opere e attraverso gli omaggi e le rivisitazioni fatte dai suoi colleghi. Napoli, ma non solo, perde un pezzo di sé, la notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2015, quando il cuore del suo mascalzone latino Pino Daniele cessa di battere, gettando tutti nello sconforto. Pino se ne va nel primo mese del calendario, come prima di lui Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Ivan Graziani. La mattina dopo Napoli, l’Italia tutta, si risveglia col groppo alla gola.
di Angelo Miraglia Esperienze da burattinaio A distanza di tanti anni e dopo innumerevoli volte , rimane sempre in me una sensazione che non so spiegare, anche perché è davvero inspiegabile. Provate ad immaginare ogni volta la scena: io arrivo nella piazza o nella strada, smonto la baracca dalla macchina, la posiziono dove gli organizzatori mi dicono, porto all’interno la cassa con i burattini , gli altri attrezzi che servono(scenari e sipario ) e sistemo la cassa altoparlante, mentre il pubblico segue attentamente tutte le varie operazioni. Risulta evidente che sono io quello che ha montato tutto l’occorrente per lo spettacolo e che, di li a poco, andrà all’interno della baracca per dare vita ai burattini che usciranno al proscenio e inizieranno a muoversi seguendo il canovaccio della commedia dell’arte che si va ad eseguire; e allora io non capisco ancora adesso come sia possibile che, in quei pochi secondi che intercorrono fra il mio ingresso nella baracca e l’inizio della rappresentazione, possa avvenire questa “magia”!!!!!!
di Alba La Marra
La teatralità del presepe Sir John Brennox, alias Papa Giovanni Paolo III nella serie “The New Pope” di Paolo Sorrentino, passeggiando nelle Catacombe con Sophie, l’arguta responsabile della comunicazione del Vaticano, le confessa che è diventato prete perché la religione è una straordinaria narrazione, è una storia dall’incredibile successo in quanto Dio è il protagonista più popolare di sempre. E la cosa più interessante di questo racconto è che indaga incessantemente sul mistero più grande di tutti, la natura dell’uomo. Difficile non essere d’accordo con il raffinato “pontefice”. E, se tanto mi dà tanto, mi viene da pensare che non può essere meno di successo una narrazione parallela, quella della nascita del figlio di Dio, Gesù.
Riccardo De Luca I - SU COME IL FONDAMENTALISMO CAPITALISTICO STIA STRANGOLANDO QUALUNQUE NASCITA ARTISTICA. Dell'inutilità di parlare "di" teatro e dell'utilità di parlare "sul" teatro. Non si parlerà qui di Brecht, Piscator, Majakovskij, Toller e di tutti quegli autori, registi e attori che hanno espresso nelle loro opere discorsi su dignità dell'uomo, sviluppo sociale, umanesimo e morale. Non si parlerà di contenuti e forme teatrali - benché in estetica siano la stessa cosa nel felice dei casi - ma del legame esistente tra il capitale e i mezzi di produzione teatrale e del legame tra questi e il sistema delle clientele e delle lottizzazioni politiche. Oggi è assolutamente inutile parlare del teatro in sé, dell'estetica del teatro e dell'arte in genere. Non tanto perché teatro e arte si vadano spegnendo, strangolati. Quanto perché oggi, molto più di ieri, arte e teatro si vanno spegnendo strangolati perché totalmente dipendenti dal potere economico e politico.
di Rossella Del Prete
«Attore…ma di lavoro cosa fai?» La domanda, purtroppo ben nota a molti artisti del mondo dello spettacolo dal vivo, è in realtà il titolo di un libro molto interessante a cura di Mimma Gallina, Luca Monti ed Oliviero Ponte di Pino[1]. Il tema è, ancora una volta, quello del lavoro culturale[2], in particolare del lavoro nello spettacolo dal vivo, un tema di una complessità straordinaria sulla quale val la pena di sollecitare sempre nuove attenzioni e approfondimenti di ricerca. Quello dello spettacolo dal vivo è un mondo antico, eppure in continua evoluzione, oggi più che mai, ‘grazie’ all’impatto della pandemia.
di Antonella Pagano
Il mio rito poetico insieme al grande concerto dell’Orchestra Filarmonica di Benevento sono stati l’abbraccio al millenario cuore del Sannio. Dentro l’abbraccio tutta l’indispensabile sostanza antica e lo slancio nuovo per decretare la nascita del primo “Cantiere della Bellezza” a Morcone. Eccomi, infatti, in viaggio alla volta dell’Appennino centrale, nella cittadina a mezz’ora da Benevento, la bella Morcone nella bella Campania della piccola-infinita Italia delle tante Italie. . I Cantieri della Bellezza, fertilizzati dai Cantieri della Bella Parola, si muovono con virtuose trame e solidi orditi nel grande telaio dove da secoli tesso la Poesia dei territori, fisici e dell’anima che da secoli alacremente coltivo. E si moltiplicano concimando, di volta in volta, tutto il territorio circostante la città, il borgo, il paesino ove porgo e spargo le mie sillabe innamorate, dove intreccio i volti con le storie e le storie con la Storia. di Gaetano Cantone
PRIMA PARTE Premessa I DALL’EUROPEA FIRMITAS ALL’IMAGO URBIS AMERICANA.* II SEGNI DELLA CIVILTÀ URBANA NELL’ICONOGRAFIA DEL NOVECENTO PREMESSA La modernità si è presentata all’immaginario di quegli uomini a cavallo tra due secoli – che apparivano, in ogni caso, figli di un Ottocento irrigidito – come risolutiva condizione d’esistenza di fazioni contrapposte ed immerse nella difesa o della tradizione o della nuova era disposta al cambiamento pioneristico. La vivezza di un secolo come il XIX, guerreggiante sempre ma pur innovativo, non solo si connota per il riassetto della divisione delle classi sociali su scala planetaria per quanto riguarda almeno l’Occidente, ma si fa carico anche della sistemazione dell’universo conosciuto con piglio burocratico. Mettere assieme ciò che permane con ciò che s’intravede appena, dal futuro, è appartenuto in maniera determinata alla ridefinizione dell’umano che ha attraversato buona parte dell’Ottocento. di Rossella Del Prete
“si perdoni a un povero studioso di storia questo grido di artista!” «La ricerca storica è per me uno spazio di gioia e di passione intellettuale. Provo sempre un brivido prima di entrare in un archivio o in una biblioteca: cosa troverò? […] Che fortuna aver potuto leggere tante storie interessanti, alcune divertenti, altre da far gelare il sangue, alcune sorprendenti, altre familiari…» [N. Zemon Davis, La passione della storia, 2007, p. 174]. di Enrica Donisi
Dagli anni Venti- Trenta del Novecento in Italia una serie di iniziative culturali dà una forte spinta agli studi musicali e alla storia della musica sotto varie prospettive: culturale, artistica, sociale, economica. Sorgono riviste specializzate. Si organizzano congressi, festival e incontri culturali[1]. In questo contesto si svolge l'attività di Alfredo Parente, critico musicale, studioso di politica, logica, estetica, letteratura ed arti figurative, e punto di riferimento per intellettuali e artisti[2], uno dei quali è Francesco Santoliquido. |
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